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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2013 alle ore 06:35.

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Speriamo che la nostra riflessione spinga Mef e Bankit a riprendere il tema sul quale non si potrà trascurare il "parere" delle banche azioniste di Bankit. Se si potesse addivenire a una risoluzione della loro partecipazione (che oggi appare contra legem e non per loro responsabilità) nel capitale della Banca d'Italia, bisognerebbe poi anche far sì che i vantaggi arrivassero alle altre banche, al sistema economico e alle imprese per dare ossigeno ad una crescita di cui l'Italia ha urgente bisogno.
PARTE 2
Attuale assetto proprietario di Bankit
La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico avente un capitale sociale di 156mila euro diviso in 300mila quote del valore unitario di 0,52 euro ciascuna. La titolarità delle quote è stabilita per legge. Prima della privatizzazione delle banche pubbliche, potevano partecipare al capitale solo casse di risparmio, istituti di diritto pubblico o banche controllate dallo Stato, istituti di previdenza e assicurazione. Le privatizzazioni e le fusioni bancarie hanno portato a configurare un assetto proprietario di natura prevalentemente privatistica e quindi contrario alla legge.
Stime del valore dellepartecipazioni delle banche italiane in Bankit
Noi crediamo che il valore delle quote possa essere determinato in tre modi: quello sulla base delle consistenze patrimoniali; quello del flusso atteso di reddito derivante dai dividendi distribuiti in passato; quello misto tra i due precedenti.
Partiamo dal bilancio della Banca d'Italia che registra le seguenti voci patrimoniali al 31 dicembre 2011 (ultimo disponibile):
-Capitale e riserve per 22.196 milioni di euro;
-Fondo rischi generali per 10.546 milioni di euro;
-Conti di rivalutazione per 83.004 milioni di euro.
Tra questi ultimi vi è un conto rivalutazione oro che ammonta a 76.503 milioni, che si trova in sospensione d'imposta, che viene alimentato o scaricato in base alle oscillazioni del prezzo dell'oro. Infatti Bankit detiene 79 milioni di once (2.452 tonnellate) valutate a fine 2011 sulla base del prezzo al fixing di Londra, ovvero a 1.216,864 euro/oncia; alla data del 10 aprile scorso il prezzo in euro era all'incirca sullo stesso livello.
a) Il primo criterio di valutazione delle quote considera la consistenza patrimoniale di Bankit data dalla somma "Capitale e riserve" pari al 31 dicembre 2011 a 22.196 milioni di euro, ovvero un valore pari a 74mila euro per quota. È la valutazione massima.
b)Il secondo criterio calcola il valore di ogni quota estrapolando i flussi di dividendi. Nel 2012 sono stati distribuiti ai partecipanti, sulla chiusura di bilancio del 2011, 67,1 milioni di euro; assumendo un saggio di capitalizzazione pari al rendimento medio dei titoli di stato nel periodo 2008-2012 (4,18%) si dedurrebbe un valore patrimoniale di 1.605 milioni di euro. È la valutazione teorica minima. Si tratta di un valore pari solo al 7% della prima stima, inferiore ai 13.800 euro circa per quota (ovvero 4,14 miliardi di euro per l'intero istituto di emissione) che la Bnl attribuì al suo possesso nel 1994 per rimpinguare il proprio patrimonio netto. Quest'ultimo valore assume un significato particolare poiché la Bnl era all'epoca controllata dal Tesoro che la privatizzò nel dicembre 1998, lasciando invariata quella valutazione e attribuendole dunque un qualche significato ufficiale che noi consideriamo oggi anche un minimo sostanziale. Tenuto conto della svalutazione monetaria intercorsa dal 1994 a oggi, questo valore andrebbe aggiornato a 6,3 miliardi di euro e la singola quota di partecipazione a 21.000 euro circa.

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