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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2013 alle ore 11:13.

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Un piano in di tagli alla spesa in due tranche da 7-10 miliardi. Con una corsia preferenziale per la Cig e, forse, I contratti di servizio (Poste, Fs e via dicendo). È quello che con tutta probabilità sarà costretto a far scattare il prossimo governo (o forse quello attuale se sarà "obbligato" dagli eventi a rimanere in carica) tra maggio e giugno, magari non sotto forma di manovrina classica, per far fronte al lungo elenco delle cosiddette spese indifferibili (dalla Cig agli esodati). Un piano che aleggia già sopra il Def varato dall'esecutivo uscente con una configurazione "work in progress" e che da lunedì sarà all'esame delle Commissioni speciali di camera e Senato.

Iter super-veloce per il Def con l'incognita Cig
Le due super-commissioni avvieranno subito un veloce tour di audizioni per giungere, altrettanto rapidamente, alla stesura delle proposte di risoluzioni che saranno votate dalle Aule di Montecitorio e Palazzo Madama tra il 29 e il 30 aprile. Risoluzioni che, con tutta probabilità, includeranno la sollecitazione a fare presto sul rifinanziamento della Cig in deroga e a dare una risposta definitiva al problema esodati. Nel primo caso dovrebbe essere trovato almeno un miliardo.

La partita sul deficit
I partiti, Pd in testa, nei giorni scorsi hanno criticato l'attuale esecutivo per aver utilizzato solo in funzione del pagamento dei debiti arretrati della Pa nei confronti delle imprese la flessibilità concessa dalla Ue sulla collocazione dell'asticella del deficit, salita dal 2,4% al 2,9 per cento. Una flessibilità che, secondo diversi gruppi parlamentari, avrebbe dovuto dovuto essere sfruttata anche per far fronte alle cosiddette spese indifferibili. Ma il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel corso dell'audizione di martedì scorso sul decreto debiti Pa nelle Commissioni speciali ha nuovamente precisato che il margine concesso da Bruxelles può essere utilizzato solo in forma una tantum per pagamenti pregressi e quindi non per coprire nuova spesa corrente. In Parlamento resta però la convinzione che qualche voce, come ad esempio quella legata al rinvio della Tares, possa essere gestita all'interno del decreto già varato sui debiti Pa e quindi dentro lo scostamento dal 2,4% al 2,9% del deficit. Che in ogni caso non potrà sfondare il tetto del 3% per impedire che la Ue blocchi l'atteso stop alla procedura di deficit eccessivo in atto nei confronti dell'Italia.

Il piano di tagli in due tappe
Tares a parte, si profila un intervento in due tappe per recuperare le risorse necessarie per gestire le cosiddette spese indifferibili. Nel giro di poche settimane (se non addirittura di pochi giorni) dovrebbe scattare il rifinanziamento della Cig e potrebbero anche arrivare le risorse per i contatti di servizio. Con l'ormai tradizionale decreto estivo di giugno dovrebbero poi essere coperte tutte le altre voci: dal rifinanziamento delle missioni internazionali di pace agli esodati. Con lo stesso decreto potrebbe anche essere rinviato all'inizio del prossimo anno l'aumento dell'ultima aliquota Iva in calendario il 1° luglio. Tutta l'operazione dovrebbe essere coperta con tagli alla spesa, a partire da un'ulteriore sforbiciata da quella per beni e servizi. I tecnici del Tesoro avrebbero già abbozzato un lista di opzioni di intervento. Che riguarderebbero anche la sanità e il pubblico impiego.

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