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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 12:12.
L'ultima modifica è del 22 aprile 2013 alle ore 10:00.

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«A questo punto Pd è in un angolo. O ne esce o salta in aria». E per uscirne deve guidare e non inseguire: parola di Matteo Renzi che dalle colonne di "Repubblica" rilancia la sfida interna al Pd. Per uscire dall'angolo si dovrebbe anche rilanciare la proposta del presidenzialismo, con l'elezione diretta del Capo dello Stato e il doppio turno alla francese. Nelle parole di Renzi, una anticipazione, in pratica, della "resa dei conti" inevitabile che andrà in scena alla riunione della direzione del Pd, convocata domani mattina per avviare la fase congressuale del partito dopo le dimissioni del segretario Pierluigi Bersani e di tutta la segreteria. Oggi, l'annuncio della partecipazione dello stesso Renzi. E in serata Matteo Orfini anticipa che domani in direzione proporrà il sindaco di Firenze "alla presidenza del Consiglio".

«La mia ambizione è cambiare il partito e l'Italia»
Anche il governo che nasce, ricorda il sindaco di Firenze, dovrebbe avere una sua agenda, centrata soprattutto sul tema del lavoro. «La mia ambizione - spiega Renzi rilanciando la sua sfida alla leadership del Pd - è cambiare l'Italia e cambiare un partito che riflette sul suo ombelico». Il punto è che «Bersani ha vinto le primarie ma la sua linea è stata sconfitta. Il partito vuole vincere con una linea diversa? Io ci sono. Vuole difendere solo la sua classe dirigente? Non ci sono».

«Voglio che sia il Pd a dare la linea al web, non il contrario»
«Dimostriamoci leader e non follower. Non si può essere terrorizzati da un tweet. Al primo cinguettio c'é qualcuno che se la fa addosso», aggiunge Renzi contrario a dare un peso eccessivo dei "social network" nella fissazioni delle priorità politiche del partito: «Io voglio che i democratici diano la linea al web e non viceversa- aggiunge- i nostri militanti, quelli che si sacrificano, i volontari non vogliono che i loro leader siano impauriti. Non vogliono un partito succube».

«Via il finanziamento pubblico, non voglio darla vinta ai grillini»
Per temi toccati e spazio accordato, l'intervista assomiglia molto ad un manifesto programmatico, e infatti tocca praticamente tutti i temi caldi emersi nelle ultime settimane sotto l'incalzare dei grillini, a cominciare dal finanzimento pubblico ai partiti: «Io dico: taglio netto non ai costi ma ai posti della politica. Via il finanziamento pubblico dei partiti. Trasparenza nelle spese dei partiti e della pubblica amministrazione. Io non voglio darla vinta ai grillini. Sugli "open data" siamo più bravi noi», rivendica Renzi.

Nuovo governo? «Deve durare un anno, poi le urne»
Parole chiare anche sull'ipotesi di un governo di larghe intese dopo la rielezione di Giorgio Napolitano: «Non mi interessa questa discussione sulle larghe intese o su Berlusconi. Non mi preoccupa il Pdl, con loro abbiamo già fatto un governo. Pensiamo a quel che si deve fare. Tutti sanno che io sono per andare a votare subito, ma é evidente che dopo la conferma di Napolitano al Quirinale le urne sono improbabili». L'esecutivo di emergenza che verrà varato nei prossimi giorni, aggiunge il sindaco di Firenze, dovrà durare «il meno possibile. Diamoci un tempo. Ma se in sei mesi o un anno realizza un po' di questi interventi, ci guadagna il Pd e il paese».

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