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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2013 alle ore 08:20.

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Non partiamo da zero nella messa a fuoco delle azioni che servono e basta leggere i contenuti del carniere che da tempo viene riempito di proposte, salvo a utilizzarle sino ad oggi per i soli documenti in cui si versano le buone intenzioni. Mi limito a qualche esempio. Ciò che serve è il vaglio di fattibilità, superato il quale si dovrebbe subito passare alla fase operativa. Pensiamo alla Banca europea degli investimenti, il cui capitale è stato aumentato di recente. Può concentrare le risorse su progetti immediatamente realizzabili nei paesi nei quali è più urgente ridurre il peso del debito facendo crescere il Pil? O pensiamo ai fondi strutturali e all'esenzione dai vincoli di bilancio che la Commissione ha deliberato per i contributi nazionali che vanno affiancati a quei fondi per consentirne l'utilizzo. Possono a questo punto i governi, il nostro compreso, rendere subito disponibili i loro contributi per progetti così finanziabili?

Poi ci siamo noi, con i nostri specifici problemi. Dopo mesi e mesi di sofferenza abbiamo cominciato a sbloccare i pagamenti dovuti dalle Amministrazioni pubbliche alle imprese. Per evitare di far tornare l'indebitamento annuo sopra il 3% , si è messo in piedi un sistema a stadi, che centellina i pagamenti e che, così com'è, limita molto i benefici per le imprese e produce sul Pil effetti modesti. Ebbene, è stato calcolato che, pagando subito quest'anno i 90 miliardi dovuti dalle Amministrazioni e riuscendo a «spalmare» l'impatto sul deficit sui dieci anni successivi, si migliorerebbe il Pil di circa un punto. Sarebbe un punto fatto di più produzione e più lavoro, i cui benefici sul bilancio pubblico basterebbero da soli ad allentare la morsa del risanamento.

E' possibile una cosa del genere? Da settimane Astrid, la fondazione di ricerca guidata da Franco Bassanini della quale faccio parte, ha messo a punto una proposta in tal senso. Non varrebbe la pena che nelle sedi competenti se ne facesse un'analisi di fattibilità e, in caso di luce verde, la si rendesse operativa al più presto? Ed è possibile infine convincere la Ragioneria dello Stato della inutilità di copertura per agevolazioni fiscali relative, ad esempio, ad assunzioni, che senza tali agevolazioni di sicuro non si farebbero (e non darebbero perciò alcun maggior gettito)?
Tocca a noi darci una mossa. Ma la Commissione faccia un altro passo e nelle raccomandazioni che dovrà fare alla Spagna stabilisca il principio che il tempo in più che si concede va speso per azioni immediate (non solo le riforme strutturali, che ci mettono anni a produrre effetti) volte a far crescere il benedetto denominatore, il Pil. La proroga sarà meglio digerita dall'Ecofin e ci sarà anche più fiducia sui mercati.

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