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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2013 alle ore 07:04.

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Dopo il taglio dei tassi effettuato ieri, al «bazooka» della Bce di Mario Draghi sono rimasti ben pochi colpi da sparare per rompere l'assedio del credit crunch. «Sì, si può dire che siamo frustrati», ha ammesso il presidente della Bce rispondendo alla domanda di un giornalista sulla poca efficacia delle misure decise da Francoforte sull'economia reale e sulla disoccupazione, salita a un nuovo record storico nell'Eurozona. Che fare, allora?

Per ora sulle difficoltà di credito per imprese e famiglie Draghi ha annunciato solo il varo di una «task force» con la Bei per studiare possibili soluzioni sugli Abs (asset backed securities), cioè titoli con collaterale in prestiti a imprese, che peraltro la Bce già accetta alle aste ma con forti sconti. Ma così dicendo, il presidente della Bce ha fatto capire di aver raggiunto i confini della «moral suasion», e che quindi per uscire dalla crisi del credito servono soluzioni innovative e soprattutto di sistema, sia a livello nazionale che europeo.
È proprio in questo senso, del resto, che nelle ultime settimane si sono moltiplicate le proposte e le idee sul come far uscire le imprese dalla morsa della crisi del credito.
Un dibattito, questo, che ha preso il via dalla proposta lanciata dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, e ulteriormente elaborata da Pellegrino Capaldo, di creare in Italia un soggetto agile e quindi rapido, dotato delle competenze necessarie a riconoscere chi merita di essere sostenuto, in grado di ricorrere a strumenti diversi (da quote di minoranza a finanziamenti a lungo termine) e al tempo stesso di attingere alla liquidità della Bce, aprendo a un prezioso effetto moltiplicatore.
L'idea si integra con altre proposte su nuovi percorsi per garantire liquidità alle imprese, come quella avanzata da Luigi Guiso e Guido Tabellini che proprio su questo giornale hanno chiesto l'emissione dedicata di titoli di debito per ripagare i debiti commerciali della Pubblica amministrazione. Lo stesso obiettivo, inoltre, ha ispirato anche proposte che appaiono tecnicamente diverse ma che puntano ugualmente a trovare liquidità e risorse per la crescita, come quella sugli Eurounion-bond di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio (oro a garanzia dei titoli di debito per le infrastrutture) o l'idea avanzata dai «Saggi» del Quirinale di creare un fondo dei fondi per garantire liquidità al sistema economico e industriale.

Ciascuna di queste proposte ha il suo valore, e il sistema finanziario non sembra tirarsi indietro. Anzi, l'idea di creare nuovi veicoli e strumenti alternativi al credito ordinario piace anche agli investitori internazionali, ben consapevoli dei vantaggi che ne deriverebbero ai mercati, e soprattutto a quegli intermediari come le assicurazioni e i fondi pensione che oggi hanno ben poche possibilità di investire o finanziare società non quotate. Tanto stretto è il collo di bottiglia, che persino Borsa Italiana ha sollecitato la costituzione di fondi di investimento specializzati nelle Pmi (così come avviene in Francia, Germania o Inghilterra) per garantire liquidità anche ai titoli delle aziende quotate.

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