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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2013 alle ore 10:44.

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Sulla carta, con le sue belle altimetrie che spiccano verso il cielo, è stupendo. Non parliamo della partenza, sabato da Napoli, evento questo che non capitava da 50 anni e che si ricorderà, dato il "calore" partenopeo, almeno per un altro secolo. Poi c'è l'Italia che più Italia non si può: Ischia, il Cilento e tutto quel Sud dimenticato. Dimenticato dai giornali, dalla politica e dai turisti frettolosi che viaggiano solo in autostrada.

Poi ci sono i luoghi della memoria, come la mai rimarginata ferita del Vajont: cinquant'anni dopo è lì, imperturbabile, a ricordarci come siamo bravi a farci del male. E a non imparare nulla dai nostri errori. Una bella cartolina, invece, si potrà inviare da Busseto, il paese che due secoli fa diede i natali a Giuseppe Verdi.

Un Giro stupendo, quindi. Ma le corse, come dicono gli esperti, le fanno i corridori. Che non sempre, anche se la location è strepitosa, riescono poi ad essere all'altezza dello spartito. Nonostante qualche defezione, come l'ultima di Ivan Basso, i big non mancano. I primi due della locandina, fanno ben sperare. Uno viene dal vecchio impero britannico, ha 33 anni e una determinazione feroce. Il suo nome è Bradley Wiggins, e nel 2012 , dopo aver vinto il Tour de France, s'impadronì anche dell'oro olimpico nella prova contro il tempo.

L'altro è uno scugnizzo italiano, detto lo "Squalo" per la sua fame di traguardi ed avversari. Vincenzo Nibali, lo conoscete. È un siciliano di 26 anni con un ricco stipendio pagato dalla kazaka Astana. La sue specialità sono le salite e le discese, mentre è più vulnerabile nelle cronometro, cavallo di battaglia invece dell'inglese che, lo ricordiamo, viene dalla pista dove era un vero signore degli anelli: tra il 2000 e il 2008 Wiggins ha fatto incetta di tre ori, un argento e tre bronzi olimpici. A un certo punto, stanco di girare in tondo, si è dato al ciclismo su strada perdendo ben sette chili. Sembrava un'impresa impossibile, invece ha addirittura vinto la Grande Boucle.

Ed eccoci qua, allora: Nibali a dar battaglia quando la strada s'impenna, Wiggins quando parte la lancetta del cronometro. Che partirà tre volte. La prima nella cronosquadra di Ischia, già nella seconda tappa. Quindi nei 55 km di Gabicce (ottava tappa) e infine nella cronoscalata della Polsa (18esima tappa), 20 km abbastanza regolari con pendenze del 7-8 per cento. Da buon specialista del tic-tac, Wiggins spera di mettere fieno in cascina nella prima parte. E di uscire dalla cronometro di Gabicce con un tesoretto di almeno tre minuti da investire come assicurazione nellle montagne . Gli riuscirà? Non è detto. Nibali è cresciuto, ha una forte squadra alle spalle e sa muoversi agilmente anche nelle tappe dove ci sono dei continui saliscendi adatti alle imboscate. Nel 2013, oltre ad aver vinto la Tirreno-Adriatico, si è imposto anche nel Giro del Trentino, lasciando alle spalle proprio l'inglese, bloccato da problemi meccanici. Una scuola di pensiero dice che Wiggins, in quelll'occasione, non si è scomposto più di tanto, pensando più a non forzare che a riacchiappare Nibali. Però resta il dubbio che il vecchio Wiggo, da gran volpone, abbia detto come nella favola che l'uva del Trentino non era poi così gustosa..

In seconda fila, ecco altra gente che parla inglese. Uno è la maglia rosa 2012, cioè quel pennellone di Ryder Hesjedal, ex biker che già nella Liegi-Bastogne-Liegi lo si è visto filare a tutta birra. Si tende un po' a snobbarlo, questo canadese che, all'apparenza, sta un passo indietro agli altri. Ma è in grande forma, tiene in salita e va forte a cronometro. Un altro da tener d'occhio è Cadel Evans, già maglia iridata e vincitore del Tour 2011. È un po' datato, con i suoi 36 anni, però è un corridore di classe cristallina e mai incappato nella maglie del doping. Già, il doping. Dobbiamo parlarne? No, ci siamo scottati troppe volte. Ci dicono che, dopo un inverno di confessioni e processi, ci siano dei buoni segnali.... Speriamo. Anche se le mani sul fuoco non le mettiamo più per nessuno. Si vedrà. Come sempre sarà la strada a dare il suo responso. E soprattutto quel pacchetto di cinque arrivi in salita che darà una bella scrematura alla classifica. Del Galibier, la salita di Pantani, si è detto. Ma bisogna anche ricordare che Gavia e Stelvio sono nella stessa giornata con arrivo in alta quota a Val Martello. E il gran finale, con rulli di tamburi, delle Tre Cime di Lavaredo. Qui siamo nella Leggenda del Giro. Qui vinse Eddy Merckx, e questo la dice lunga.

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