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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2013 alle ore 19:44.

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Luca Paolini. (Afp)Luca Paolini. (Afp)

Altro che Giro blindato. Altro che maglia rosa già chiusa nella valigetta di sir Wiggins. Bisognerà rivedere qualche pregiudizio sfogliando le prime pagine di questa frizzante libretto rosa. Nel giorno in cui meno te l'aspetti, in una di quelle tappe che di solito sono definite di "trasferimento" per i big, e di super lavoro per gli sprinter, si scatena una improvvisa rivoluzione.

E come in tutte le rivoluzioni che si rispettano cade qualche testa. La prima è quella di Salvatore Puccio che, dopo solo un giornata di celebrità, deve cedere la maglia rosa. E a chi la cede? A un altro che non t'aspetti, a un vecchio faticante del mestiere, a uno che da 36 anni fa una vita da mediano, anzi da gregario di lusso, correndo dovunque tranne che sulle strade del Giro d'Italia. Luca Paolini, questo è il suo nome, scappa via a circa 6,5 chilometri dal traguardo mentre alle sue spalle i grandi signori della Rosa come Hesjedal , Evans e Nibali se le danno di santa ragione.

Paolini che dopo tanto gregariato pensa solo a uscire finalmente dai ranghi, fila come un razzo verso il traguardo chiedendosi come mai, dietro di lui, ci sia tutto quel finimondo. Ma non ha tempo per darsi la risposta. Quella che conta è che al suo debutto al Giro, alla non più verde età di 36 anni, possa mettersi in tasca la tappa con maglia rosa allegata cui, probabilmente, non ci aveva nemmeno pensato.
"Volevo interpretare questa frazione come una classica e sapevo che potevo sognare. Non mi rendo ancora conto di cosa ho fatto. Dedico la maglia rosa a mio padre che è stato appena operato" racconta Paolini con gli occhi lucidi pr l'emozione. "Glielo avevo promesso: se vinco, caro papà, voglio dedicarla a te":
Foto, applausi, un giorno da ricordare. Ma se fosse solo così sarebbe solo un bel quadretto familiare, di quelli che il Giro ci regala spesso nei giorni di calma piatta. Invece, anche tra gli uomini di classifica, si scatena la bagarre. Si vede addirittura l'australiano Cadel Evans, già campione del mondo e maglia gialla al Tour, vincere la volata degli inseguitori davanti a Hesjedal e Nibali.

Evans strappa un abbuono da 12 secondi, il canadese da otto. L'unico a uscirne ammaccato è Michele Scarponi che, per una brutta caduta, perde oltre un minuto. Un handicap pesante per la classifica.
Quanto sir Bradley, se la cava con un forte spavento. Ora è secondo in classifica, però il baronetto di sua Maestà ha capito una cosa: che la nobiltà non basta; che portarsi a casa questo Giro d'Italia sarà molto più difficile dell'ultimo Tour. Che già su queste strade del nostro povero Sud insidie e agguati sono dietro la prossima curva. E che, insomma, bisogna stare molto attenti perché qui nessuno gli regala niente.
E mentre Luca Paolini si gode il suo giorno di trionfo, lui che ha sempre faticato per gli altri nelle classiche e nei mondiali, il Super Team Sky si va a rivedere il libro della corsa, per evitare di farsi di nuovo sorprendere in qualche altra tappa che sembra così banale per i capitani.
E' meglio che i Cavalieri Neri stiano in campana, magari già nella nuova tappa che sta per ripartire, la Policastro-Serra San Bruno di 246 chilometri. Entriamo in Calabria, nel cuore dell'Appennino, con la salita di Croce Ferrata (900 metri) che precede il traguardo di circa sei chilometri. Anche qui si sente una certa elettricità nell'aria...

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