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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2013 alle ore 17:59.

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Il primo ministro, Alenka Bratusek - AfpIl primo ministro, Alenka Bratusek - Afp

È l'ultimo tentativo per evitare la bancarotta e diventare il sesto paese dell'eurozona a dover chiedere aiuto ai partner europei e all'Fmi. La Slovenia ha annunciato di vendere 15 società statali tra cui la Nova KBM Bank, la seconda banca del paese, la Telekom Slovenia, il più grande operatore di telecomunicazioni, l'Adria Airways, la compagnia aerea nazionale e l'aeroporto di Lubiana; tutto nell'ambito di un pacchetto anti-crisi per evitare un salvataggio internazionale.

Il primo ministro, Alenka Bratusek, ha detto che l'aliquota dell'Iva salirà dal 20% al 22% da luglio, e che il governo è ancora in trattativa con i sindacati su ulteriori tagli alle retribuzioni del settore pubblico attraverso una tassa di "crisi" temporanea su tutti i salari. Lubiana ha previsto che il deficit di bilancio dovrebbe salire al 7,8% del Pil quest'anno, ma che spera di ridurlo al 3,3% nel 2014.

Il ministro delle Finanze, Uros Cufer, ha annunciato che il pacchetto di misure di austerity si tradurrà in un risparmio totale di circa 1 miliardo di euro tra tagli alla spesa pubblica e maggiori entrate.

Il pacchetto, che entro breve sarà presentato a Bruxelles, ha l'obiettivo di rafforzare le finanze pubbliche della Slovenia, in recessione, e di ricapitalizzare il sistema bancario, il vero bubbone del paese, con sofferenze bancarie di 7 miliardi di euro pari al 20% del Pil. L'esecutivo stima che le banche pubbliche abbiano bisogno di un'iniezione di liquidità di 1,3 miliardi di euro, pari al 3,7% del Pil, che porterebbe il deficit pubblico di quest'anno al 7,8% del Pil.

Se il programma annunciato dalla premier Alenka Bratusek non convincerà Bruxelles, il piccolo Paese alpino dei Balcani potrebbe diventare il sesto membro dell'eurozona a dover chiedere un salvataggio, dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro.

Ma al di là dei provvedimenti che verranno promessi da Lubiana, resta da vedere se Bratusek, premier solo da sei settimane, riuscirà ad assicurarsi il sostegno dei vari partiti politici e la non belligeranza dei sindacati.

Le banche in difficoltà.
Le banche soffono: i soldi sono stati immessi nell'economia reale, che però ora va male, crea debiti inesigibili (i crediti in soffrenza sono pari al 14,4% del totale ma nelle prime maggiori banche locali le sofferenze sono pari al 20,5% di tutti i prestiti e rispetto ai prestiti alle aziende la percentuale sale al 33%). Queste sofferenze non consentono alle banche, quasi tutte pubbliche (tre sulle prime 4 sono statali), di restituire i prestiti ai creditori internazionali. Così è lo Stato a ballare con i rendimenti sui titoli biennali che vanno sull'ottovolante fino a toccare il 7%, sebbene l'ultima asta in dollari sia stata, nonstante il downgrade di Fitch, un successo. Il problema di fondo è che fino a quando l'economia tirava tutto andava bene, ora che il Pil frena le banche soffrono.

A guardare bene questa ennesima crisi è diversa da tutte le cinque precedenti, spiega un analista locale: è un mix di fattori: 1) prestiti eccessivi di banche statali, oggi tutte in perdita, fatti ai dirigenti delle ex aziende pubbliche privatizzate, diventati imprenditori con il Management o il Levareged Buy Out, che ora però non riescono a restituire i troppi soldi presi in prestito perché confidavano in profitti stellari e fatturati in ascesa; 2) l'immancabile bolla immobiliare che ha fatto fallire la Vegrad e la STC, le maggiori aziende immobiliari del settore; 3) prestiti (che hanno toccato il 137% dei depositi finanziando la quota in eccesso con altri prestiti internazionali interbancari) concessi ad aziende slovene che hanno tentato la conquista nei Balcani, dove invece, hanno preso, come in Serbia, una sonora sconfitta; 4) settori in crisi come l'automotive, l'immobiliare praticamente fermo e grandi nomi del commercio al dettaglio che pagano solo gli interessi sul debito.

La Banca centrale ha esortato il nuovo governo di centro sinistra del primo ministro Alenka Bratusek, insediatosi il 20 marzo, a ripredere il progetto di una bad bank per un esborso di 4 miliardi, di cui 1 per ricapitalizzare le banche, consolidare le finanze pubbliche, privatizzare le banche statali e le imprese.

La partita resta per ora aperta, ma un solo errore o una divisione politica potrebbe essere fatale.

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