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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 12:07.

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Era considerata la «Svizzera» della Jugoslavia. Ma nel frattempo qualcosa è saltato e la Slovenia potrebbe essere il sesto Paese (dei 17 che fanno parte dell'area euro) a chiedere aiuto. Questo nonostante al momento sia ancora nel club delle A dell'Eurozona (A per S&Poor's, A- per Fitch ma Baa2 per Moody's).

Numeri ad alta tensione
I numeri fotografano in modo eclatante la mina slovena. Il Prodotto interno lordo sta viaggiando su un tendenziale -3%, il tasso di disoccupazione è balzato al 13,6%, il deficit Pil del 2012 è stato superiore al 6% e quello del 2013 si proietta oltre il 4%. Ma quel che più preoccupa sono le banche (per larga parte a maggioranza statale): le sofferenze hanno raggiunto 6,4 miliardi, il 14,4% degli impieghi e il 18% del Pil. Nel 2012 le banche slovene hanno registrato una perdita totale di 606 milioni di euro, 67 in più del 2011. Altri numeri? Il settore bancario pesa per circa il 130% del Pil del Paese.

Inoltre, se è vero che il settore bancario in Slovenia è molto più piccolo di quello cipriota, (le attività bancarie a Cipro sono pari al 710% del Pil, mentre in Slovenia sono il 145%) è vero anche che la Slovenia ha un rapporto tra depositi e prestiti molto più elevato, pari al 153% rispetto al 105% di Cipro.

Insomma, i sentori che entro poco anche Lubiana possa unirsi al tam-tam dei salvataggi ci sono tutti. E preoccupano l'Italia molto più rispetto ai riflessi su Roma della crisi di Cipro perché i legami con l'economia della confinante Slovenia sono decisamente superiori, dal crescente numero di imprese italiane che negli ultimi anni ha delocalizzato le attività nel Paese più avanzato della ex Jugoslavia all'esposizione delle banche italiane verso Lubiana (7,6 miliardi rispetto a 0,9 miliardi verso Cipro).

Cosa è andato storto
La Slovenia si è sganciata dalla Jugoslavia nel 1991. Il Prodotto interno lordo è cresciuto dal 1992 al 2008 a una velocità media annua del 5,5%. Gli effetti del passaggio rapido a un'economia di mercato si sono quindi visti. Ma purtroppo non si è trattata di una crescita sana. Il ritmo forsennato di privatizzazioni delle aziende statali ha finito per creare anche delle forti distorsioni, rendendo la crescita violenta e poco armonica.

L'ingresso nell'euro
La Slovenia è entrata nell'Unione europea nel 2004 e ha adottato l'euro ufficialmente dal 14 gennaio 2007, quando il tallero sloveno è andato in pensione fissandosi con l'euro al cambio rigido (1 euro= 239,64 talleri). Il timing di ingresso nella moneta unica non è stato probabilmente dei migliori. Perché dal 2009 è scoppiata la crisi in Grecia e così via fino al caso Cipro (passando per Irlanda, Portogallo, Spagna). La crisi dell'Eurozona ha quindi colpito anche la Slovenia. Le aziende privatizzate hanno scaricato i problemi sulle banche che adesso presentano numeri da capogiro (su tutti ribadiamo quello delle sofferenze pari al 18% del Pil).

Il dubbio irrisolto
La domanda che divide gli economisti adesso è se le distorsioni implicite tra le economie dell'Eurozona abbiano amplificato la mina slovena o se questa si sarebbe creata comunque per effetto del disarmonico processo di privatizzazioni. Resta il fatto che guardare la Slovenia a fine 2006 e guardarla oggi sembra come osservare due Paesi diversi

In questa tabella viene evidenziato il confronto dei principali indicatori macro-economici della Slovenia prima dell'ingresso dell'euro (che come visto non ha avuto un timing felice) con gli indicatori attuali. La disoccupazione è aumentata di oltre 3 punti. Il Pil adesso non aumenta più ma anzi va indietro (-3%). Il rendimenti dei bond a 10 anni è salito dal 5,5% al 6,9% e il rapporto debito/Pil è peggiorato dal 35,7 % al 49,5% ma resta pur sempre sotto la soglia del 60% fissata a Maastricht nel 1993. La bilancia commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) è però migliorata. A dicembre 2006 il passivo era di circa 300 milioni di euro rispetto al -200 di dicembre 2012. E ci sono stati anche due momenti (primavera 2010 e autunno 2012) in cui il saldo commerciale è risultato in attivo. In questo caso il super-euro ha poche colpe. Ma la risposta alla domanda su quanto abbia inciso complessivamente nell'attuale crisi slovena il concomitante ingresso nel cambio rigido della moneta unica resta ancora aperta.

twitter.com/vitolops


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