Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 19:36.

My24
LaPresseLaPresse

Mai fidarsi delle previsioni. E non solo di quelle dei meteorologi o degli economisti. Che ormai, si sa, non ne azzeccano mai una. Ma anche dei Giuliacci del ciclismo che solo una settimana fa, alla partenza di Napoli, sentenziavano la fine prematura di questo Giro d'Italia proprio in occasione di questa cronometro di Saltara.

E' fatta su misura per Wiggins, dicevano. Qui l'inglese se li mangia tutti a colazione. Si mette in tasca quasi tre minuti, e buonanotte al Giro. Certo, poi ci sono le grandi montagne del Nord, ma cosa può fare il povero Nibali con un simile handicap? Via, mettiamoci il cuore in pace, e speriamo nel cielo.

Il Cielo deve essere proprio intervenuto. Intanto facendo piovere spesso, cosa che sir Wiggins, nonostante sia inglese, non gradisce. E poi mettendo le ali ai pedali del nostro Vincenzino che proprio alla fine di questi 54 chilometri corona un sogno che insegue da anni: salire sul podio con la maglia rosa.

Il sogno si materializza alla fine del primo tratto, in quei 25 chilometri di salite e discese che da Gabicce Mare arrivano a Pesaro. Quando si va su e giù come nelle montagne russe per Nibali è sempre festa. E se poi ci sono anche delle curve, o dei tornanti ripidi, meglio ancora. Il gusto ci guadagna. E infatti il siciliano fila a tutto gas. Guardarlo è un piacere. Il contrario di Wiggins che conferma la sua scarsa confidenza, diciamo così, con le discese. Non bastasse, interviene anche la sfiga che, come si sa, ci vede benissimo e lo fa forare proprio nella prima parte, quella che lo mette più in crisi.
Incavolato nero, Wiggins perde la sua freddezza british e scaraventa la bici nel fosso in attesa che la sua ammiraglia gliene dia una nuova. In totale perde una ventina di secondi, pochi se fosse in una situazione tranquilla. Così son cavoli, e tutto si complica.

Per Nibali è una marcia trionfale. Nel primo intermedio, quello a lui più congeniale, guadagna addirittura un minuto su Wiggins. Poi quando la strada si spiana,cerca di contenere le perdite. "Sì, ho gestito le forze. Soprattutto nella parte centrale, più adatta agli specialisti " racconta Nibali al traguardo. "Sono davvero felice, mai andato così forte a cronometro".

Incredibile ma vero. Al traguardo, dopo l'ultima rampa che porta a Saltara, Nibali arriva quarto con soli undici secondi in più di Wiggins. Il leader di Sky recupera, ma non abbastanza da contenere i danni. Che sono pesantissimi. Perché ora Nibali, grazie anche al vantaggio guadagnato sotto la pioggia di Pescara, è maglia rosa con un minuto e 16" sull'inglese che mastica amaro.

Quando passa il traguardo è nero come la pece. E manda al diavolo chiunque lo avvicini. Ad aggiungere un carico da undici, c'è anche la vittoria del britannico Alex Downsett, un suo ex compagno del Team Sky. Giornata nera, insomma, per Wiggins che proprio qui a Saltara avrebbe dovuto assestare il primo fendente, quello decisivo, al Giro. In realtà, la sceneggiatura si è rovesciata. Non solo al comando c'è Nibali, ma ora tocca all'inglese, quarto in classifica, mettersi alla caccia della maglia rosa.

Non sarà facile. Soprattutto con le prossime montagne. Non tanto per le salite. Ma per le discese dove Wiggins sembra tornato principiante. Rigido, frenato dalla paura, quasi fantozziano. Avrebbe bisogno delle rotelle. Un limite che può costargli ancora caro. Anche nelle tappe meno importanti.

Se Wiggins va male, peggio ancora Ryder Hesjedal. Il canadese sprofonda con un ritardo di oltre due minuti. Un ritardo non incolmabile, ma che riduce i suoi sogni di gloria. Molto bene invece Cadel Evans. L'australiano, settimo, limita le perdite e conquista il secondo posto in classifica alle spalle di Nibali con una trentina di secondi di ritardo. Per Evans una prova coi fiocchi che consolida le sue ambizioni per il futuro. Bene anche Michele Scarponi, decimo. Quando gli dicono che ha impiegato solo una quarantina di secondi in più di Wiggins, rimane sorpreso come avesse vinto la lotteria di Capodanno.

Ha ragione, Scarponi. Mai nessuno avrebbe scommesso un centesimo su questo risultato. Ma così va il mondo, anche quello del ciclismo. La realtà supera sempre la fantasia. Soprattutto quella degli inglesi. Che almeno alla pioggia dovrebbero averci fatto il callo.

Commenta la notizia