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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 19:18.
Avanti. Altra pioggia, e anche tanto freddo. Così per non farsi mancare niente. Sulle strade del Giro, da San Sepolcro a Firenze, la nuvola di Fantozzi colpisce ancora. E lascia il segno. Anzi tanti segni. Il primo sulla faccia di Bradley Wiggins, il leader del Team Sky. Una faccia da far paura quella dell'inglese. Anche questa volta, nella discesa di Vallombrosa, se la vede brutta. Con la pioggia battente, e la strada viscida, il baronetto tira i freni per non finire a gambe all'aria.
Non va nel panico come a Pescara, ma pedala sulle uova. Almeno nei tornanti più ripidi. Poi in salita, si rinfranca. Ma per rientrare nel gruppone della maglia rosa, Wiggins anche se fa freddo deve sudare sette camicie. La sua fortuna (ogni tanto gira anche dalla sua parte) è che Nibali non sa cosa sta succedendo. "L'ho saputo in ritardo perché non avevo dietro l'ammiraglia" spiega Nibali dopo la corsa. Ma non sembra molto dispiaciuto. Probabilmente anche Vincenzo, dopo tanta acqua, non voleva fare altri straordinari. Impressione generale: nonostante i suoi guai e le sue fobie, Wiggins non sta però male fisicamente. Anzi, sembra in netto miglioramento. Soprattutto quando la strada sale. Quindi è bene che Nibali ne tenga conto. E che continui a tenerlo sotto pressione in discesa. E magari dargli un'altra azzannata appena lo vede in crisi.
Un altro capitano in crisi è Ryder Hesjedal, il vincitore del Giro 2012. Il canadese non ha paura delle discese. E' che proprio non ce la fa. Si vede che va sempre fuori giri. Resiste fino alla salita di Fiesole, ma poi scivola indietro con un ghigno di fatica sulla faccia. Alla fine si prende un altro carico di 1'10" che sommato al resto lo porta a oltre tre minuti da Nibali. Dire che Hesjedal è spacciato forse è troppo. Di certo tanto bene non sta.
Dall'alta classifica, non arrivano altri segnali significativi. Nibali sta bene, e lo si vede. Anche Cadel Evans, secondo a 29 secondi, è tranquillo come un Papa quando i Papi erano più tranquilli. L'australiano c'è. E a differenza di Wiggins, non si fa mai sorprendere. Né dalla pioggia, né dalle cadute. Tutti segni di ottima salute e ottima concentrazione. Anche in vista delle montagne del Nord, che arriveranno martedì, dopo il riposo, con la tappa che da Cordenons sale ai 1600 metri dell'Altopiano Montasio dopo aver prima valicato il Passo di Cason di Lanza. Una bella giostra che va su e giù come piace a Nibali e che sarà, quindi, un ottimo test per Wiggins.
In una giornata da lupi, a vincere la tappa è naturalmente un russo. Uno di quelli tosti, che parla a bassa voce e che non sorride neppure quando taglia il traguardo. Si chiama Maxim Belkov, ha 28 anni, e porta a termine la prima vera fuga di questo Giro d'Italia. L'uomo della Katusha, che vive a Prato, arriva da solo dopo 150 chilometri di fuga. Una fuga cominciata con una dozzina di coraggiosi che poi Belkov stacca nella discesa di Vallombrosa. "Ho capito che potevo fare la differenza in discesa" ha detto il russo alla sua prima vittoria da professionista. Un professionista serio, da dilettante campione europeo a cronometro. Meno serio è il colombiano Betancur, che quando arriva al traguardo esulta platealmente credendo di essere arrivato primo. In realtà, chi aveva davvero vinto, Belkov, stava già parlando con i giornalisti, ma Betancur, non avvisato dall'ammiraglia, ha capito Roma per toma. Si vede che col maltempo anche le ammiraglie perdono la bussola.
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