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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 19:44.

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Vincenzo Nibali (Ansa)Vincenzo Nibali (Ansa)

Dove andrà questo venerdì il Giro, sempre in balia del tempo e della nuvola di Fantozzi, non lo sa neppure il colonnello Giuliacci. Quello che sappiamo (quasi) con certezza è invece chi lo vincerà: Vincenzo Nibali.

Non c'è più storia, non c'è più nulla da scoprire. Nella cronoscalata di Polsa, Nibali frantuma la concorrenza diretta con la determinazione del campione che vuole chiudere la partita. Detto in termini calcistici, il siciliano tira il rigore dove lo deve tirare. Un tiro secco, chirurgico, per togliere ogni residua speranza a un avversario ormai alle corde.

Come a dire: il più forte sono io. Neve, pioggiae vento mi fanno il solletico. La maglia rosa è mia. Per gli altri due posti del podio, sbrigatevela tra voi. Sia che si passi dal Gavia e dallo Stelvio, sia che si adotti il piano b, passando dal Passo del Tonale. Problemi vostri, Quello che dovevo fare io l'ho fatto, ora tocca a voi raccogliere le briciole. Davvero padrone de Giro, questo Nibali. Pur non essendo uno specialista, in questi 20 km contro il tempo straccia tutti lasciando il secondo (lo spagnolo Sanchez) a circa un minuto. Ma quelle che fanno più male sono le bastonate che infligge ad Evans (più di 2 minuti e mezzo) , ad Uran (un minuto e 30) e a Michele Scarponi (+ 1 ‘ 21"). Una devastazione che toglie ogni dubbio.

Tra Nibali e i suoi avversari, in classifica generale, c'è ora un divario di oltre quattro minuti. Tanti comunque. Ma tantissimi per la differenza dei valori in campo. Come diceva quel vecchio slogan, Nibali pedala con la forza dei nervi distesi. Basta guardarlo per capire che non c'è trippa.

Potente ed agile, Vincenzo è anche più forte della pioggia, che tanto per cambiare ci regala la sua pisciatina. Sanchez, per esempio, riesce ad evitarla. Ma il siciliano se ne frega. Va via liscio, con il suo passo cadenzato che rapidamente lo avvicina ad Evans, partito tre minuti prima della maglia rosa. Ad un certo punto, Vincenzo lo intravede, ma per buona sorte dell'australiano il traguardo arriva prima di una imbarazzante umiliazione. La maglia rosa, per firmare l'impresa al traguardo, sferra un pugno. Il pugno del ko.

"Volevo lasciare il segno" dice Nibali dopo l'arrivo. "Ero determinato, concentrato fin da quando sono partito. Ora sono molto più tranquillo perché ho conquistato un vantaggio importante. Un vantaggio che posso gestire bene con la squadra. Evans? Mah, mi aspettavo qualcosa di più, però io sono andato davvero forte".

C'è poco da dire. Vero che con questo tempo fantozziano ogni sorpresa è possibile, però non si vede chi possa attaccare seriamente la leadership del siciliano. Che con questa impresa consolida anche psicologicamente la sua egemonia. A poco a poco, con la complicità del maltempo, questo siciliano dal sangue freddo ha fatto saltare il banco del Giro, imponendosi definitivamente nel panorama attuale del ciclismo. Un panorama in rapida trasformazione, come si vede dai tempi, che non sono più da marziani di una volta, per intenderci quelli di Armstrong, Ulrich o compagnia dopante. Quelli andavano con benzina super, quelli di adesso (almeno finora) invece viaggiano con la verde normale. Speriamo continui così.

Molti dicono che Nibali è stato favorito dalla debolezza degli avversari, dalla ritirata di Wiggins e dalla fragilità degli altri. Discorsi inutili. Anche il freddo e la pioggia sono determinati in una corsa a tappe come il Giro d'Italia. E chi non ce la fa, deve prendersela solo con se stesso. Forse non hanno il fisico.

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