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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 12:55.

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Il comandante della Costa Concordia Francesco SchettinoIl comandante della Costa Concordia Francesco Schettino

Dice di non temere la galera e di avere la coscienza a posto, il comandante Francesco Schettino. Unico imputato del processo che si celebrerà a Grosseto (prima udienza il 9 luglio) per il naufragio della Costa Concordia. Da oggi, Schettino è un uomo libero. Non è più sottoposto all'obbligo di dimora a Meta di Sorrento dove vive. "Ora devo trovare un lavoro al più presto. Ho ricevuto in questi mesi delle offerte, le valuterò", ha confidato il comandante agli amici e ai familiari che lo hanno sentito nelle ultime ore.

Per un anno e mezzo, il principale indagato dell'inchiesta sull'affondamento della nave da crociera è stato sottoposto a uno stringente vincolo cautelare: pochi giorni di carcere, poi un lungo periodo ai domiciliari e, infine, la meno afflittiva misura che gli impediva di allontanarsi dal comune di residenza. "Sono sereno, andrò al dibattimento per spiegare con calma. La galera non mi fa paura. Fa paura la coscienza. La mia coscienza è a posto. Ma la galera non pulisce le coscienze", ha aggiunto Schettino. Che finisce a giudizio per tutti i reati contestati dalla Procura: omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, omesse comunicazioni alle autorità, abbandono di incapaci e naufragio colposo. La difesa non è riuscita a far breccia nella ricostruzione e nelle convinzioni accusatorie, durante l'udienza preliminare. Irrituali e non funzionali sono state definite dal gup Pietro Molino le richieste del collegio che aveva avanzato istanza di un nuovo incidente probatorio e il proscioglimento del comandante dall'accusa di abbandono della nave.

Schettino ha sempre sostenuto di essere scivolato in acqua. "Con l'inclinazione della Concordia non avevo più equilibrio e sono caduto su una scialuppa di salvataggio, che mi ha portato a terra". In un interrogatorio, il comandante ha anche riferito di aver tentato di risalire a bordo non riuscendoci per cause indipendenti dalla sua volontà. "Ero su un gommone che, nel tragitto verso la Concordia, ha iniziato a imbarcare acqua e così siamo stati costretti a tornare indietro".

Rigettata dal gup anche la richiesta di approfondire, con ulteriori indagini, l'incidenza nello speronamento con lo scoglio dell'errata manovra da parte del timoniere Jacob Rusli Bin (indagato, ha chiesto di patteggiare la pena) che non ha capito gli ordini dettati da Schettino nelle fasi immediatamente precedenti l'impatto. Il giudice ritiene, insomma, che le fonti di prova raccolte dalla Procura di Grosseto siano sufficienti per esercitare l'azione penale.

Il giorno prima dell'avvio del processo, il gup Molino scioglierà anche la riserva sulle cinque richieste di patteggiamento di Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, Manrico Giampedroni, Roberto Ferrarini e, appunto, Jacob Rusli Bin.

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