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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2013 alle ore 10:38.

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Danilo Di Luca (LaPresse)Danilo Di Luca (LaPresse)

Giornata di bufera, in tutti i sensi, al Giro d'Italia. Non c'è neppure il tempo di festeggiare Vincenzo Nibali, consacrato dominatore della corsa , che già questa mattina bisogna fare i conti con altre due novità sicuramente meno gradite per chi segue il ciclismo.

La prima riguarda il Tempo, il Meteo, vero giudice supremo di questo Giro: a Ponte di Legno, sede di partenza della 19esima tappa, nevica come a Capodanno. Neve anche a passo del Castrin, previsioni negative per l'arrivo in val Martello. Un bollettino di guerra che ha suggerito agli organizzatori di di non far partire i corridori e di cancellare defintivamente la tappa già amputata delle salite del Gavia e dello Stelvio.

Ma la seconda notizia, forse perchè meno prevista, è quella più sconcertante. C'è un nuovo caso di doping che riguarda Danilo Di Luca, corridore già pizzicato (positivo al Cera) nell'edizione 2009 e rientrato in corsa proprio alla vigilia di questo Giro.
Di Luca, 33° nella generale ad oltre 30 minuti dalla maglia rosa Vincenzo Nibali, è stato trovato positivo all'Epo ad un test a sorpresa effettuato il 29 aprile nella propria casa.
Dal Cera all'Epo: cambiano le sostanze, ma non la sostanza visto che Di Luca è recidivo all'aiutino chimico. Naturalmente bisogna attendere le ultime verifiche, ma in questo campo, come diceva il vecchio Andreotti, a pensar male si fa peccato ma non si sbaglia mai.
E infatti ora volano gli stracci. «Con me il signor Danilo Di Luca ha chiuso. Cosa avrei dovuto fare? L'ho licenziato». Ha detto Luca Scinto, direttore sportivo della Vini Fantini-Selle Italia, dopo avere appreso la notizia della seconda positività del corridore abruzzese. «Secondo me, si tratta di gente malata, che non si rende conto della realtà della vita» - ha aggiunto Scinto. «Io Di Luca in squadra non l'ho mai voluto, l'ha scelto lo sponsor e adesso se ne assuma le responsabilita». Insomma, è sempre colpa di qualun altro.

Peccato, perchè finora questo Giro d'Italia era riuscito a stare nei binari della regolarità, a parte un caso minore di positività che ha toccato il francese Georges, colto in flagrante nella tappa del Vajont per aver usato un farmaco (Heptaminolo) non denunciato ai medici prima della partenza. A parte il francese, però non c'erano stati altri casi. E che il gruppo viaggiasse con benzina "normale" era evidente anche dalle medie, assai inferiori, soprattutto nelle salite, rispetto agli anni più colpiti dal doping. Meno fenomeni, ma anche prestazioni più credibili. Non a caso dopo le tappe più impegnative e bersagliate dal maltempo, come quella del Galibier, le grandi squadre hanno preferito tirare i remi in barca per poter rifiatare. Andare sempre a tutta birra, non è di per sè un segno di buona salute di questo sport.

Tornando alla cancellazione della tappa della Val Martello, ora gli organizzatori dovranno anche decidere rapidamente anche per la tappa di sabato, visto che l'arrivo è previsto alle Tre Cime di Lavaredo, quelle della storica vittoria di Eddy Merckx. Fosse per lui, ci andrebbe di corsa.

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