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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 06:37.

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Il ministro dell'Economia, Fabrizio SaccomanniIl ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni

«Era un grande tessitore, il Conte Camillo, e di questi tempi, con questa maggioranza, può essere una buona fonte di ispirazione. Eppoi un po' di patriottismo non guasta». Il grande ritratto tardo ottocentesco di Cavour che da qualche giorno incombe sulla scrivania che fu di Quintino Sella, non è né la sola né la più importante novità che Fabrizio Saccomanni ha portato in questo primo mese al ministero dell'Economia. Poche settimane sono bastate per rinnovare, utilmente, la squadra nei posti chiave del ministero. E il giorno dopo l'ufficializzazione dell'uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione Ue, il ministro illustra al Sole 24 Ore il piano per la crescita e l'occupazione del prossimo biennio.

«Quel che occorre è innanzitutto un metodo nuovo. Va cancellata la dicotomia tra i cosiddetti ministri di spesa e il ministro dell'Economia. Fermo restando che sono io ad autorizzare la spesa, ho detto chiaramente ai ministri di contribuire a individuare le coperture in contropartita alle richieste che vengono avanzate, cominciando ad esempio a ridurre gli sprechi. Penso, poi, a una vera e propria cogestione, in sede politica, che passi anche attraverso il pieno coinvolgimento delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato».

Ministro, l'Italia è tornata in serie A, ma le indicazioni che ci dà la Commissione europea sono molto stringenti...
Anche qui serve un cambio se non di metodo, di approccio. Bisogna uscire dalla logica del «siamo sotto tutela». Va superata la ricorrente rappresentazione che vede la Commissione emettere pagelle, promuovere con riserva, dettare compiti e agende. Al contrario, occorre mettere in luce il fondamentale aspetto del sostegno che la Commissione europea sta offrendo per strutturare al meglio le politiche economiche, che hanno un impatto diretto sulla vita dei cittadini.

Lei condivide quelle indicazioni?
Le raccomandazioni della Commissione si collocano nella linea delle priorità indicate dal presidente del Consiglio nella sua esposizione programmatica in Parlamento. Si tratta di istanze chieste dagli stessi elettori. Mi riferisco tra le altre cose alle semplificazioni, con la riduzione degli oneri burocratici che pesano su aziende e cittadini, alla riduzione del prelievo fiscale sul lavoro e sulle imprese, bilanciato da riduzioni di spesa, alla rapidità del processo civile, alla lotta alla corruzione e alla riforma scolastica. Si tratta di riforme fondamentali per far fronte ai problemi della bassa crescita della nostra economia. Non vi è nulla in questa lista che ci sorprenda.

L'uscita dalla procedura di infrazione può darci più ossigeno in vista della politica di crescita che è necessario attuare?

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