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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2013 alle ore 13:48.

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Sbarcherà e poi si immergerà al largo dell'isola d'Elba, per regalare 150 kW di elettricità prodotti con le onde del mare alla rete elettrica nazionale. Avrà il marchio dell'Enel e la tecnologia è tutta italiana: il dispositivo ideato e fabbricato dalla società pisana 40South Energy, che ha la sua principale base operativa a Londra ma solo perché l'Inghilterra è il paese che offre a questa soluzione le migliori condizioni operative e normative. Sarà celebrato così, mercoledì 19 giugno, il via libera all'istallazione del primo generatore marino pienamente operativo in Italia. All'insegna di due grandi promesse. Una nuova tecnologia per l'energia rinnovabile si affiancherà al solare, all'eolico, al geotermico. Per coprire anche in Italia una quota di produzione elettrica che secondo le stime europee potrà raggiungere nel continente non meno del 15% del totale entro il 2050. Ma a noi, nel frattempo, regalerà anche una preziosa soluzione al problema dell'isolamento elettrico che ancora penalizza direttamente le isole minori, e indirettamente tutti i consumatori elettrici italiani che si sobbarcano il costo dei generatori autonomi che danno luce, in maniera assolutamente inefficiente, ai territori isolati.

Elba ma non solo
Il primo campione della nuova famiglia di generatori sommersi ideati dall'impresa toscana è stato acquisito da Enel Green Power e sarà installato 600 metri al largo dell'isola d'Elba. Ma sono già in vista le installazioni più interessanti. Pronte ad affiancarsi alle altre sperimentazioni che con diverse tecnologie stanno intanto puntando sulle aree marine che offrono il potenziale più alto: lo stretto di Messina, il canale di Sicilia, le Bocche di Bonifacio tra Sardegna e Corsica.
Enel e l'azienda toscana già guardano alle isole di Capraia e Gorgona, non connesse alla rete elettrica nazionale, che potranno sostituire così gli attuali super-inefficienti generatori diesel. Per dimostrare la bontà della soluzione, dando atto al battage che sta impegnando gli artefici del progetto in giro per il mondo, dalle Maldive al Giappone.
Il test definitivo della bontà complessiva del progetto potrebbe riguardare proprio la Gorgona, l'isola carcere dove non sono applicabili gli incentivi nazionali per l'energia verdi ma dove la società toscana si è offerta di costruire l'impianto a sue spese oltre a ripristinare il locale impianto fotovoltaico guasto da anni, ritenendo di poter ricavare comunque una buona remuneratività fornendo elettricità a prezzi molto più bassi rispetto ai 400 euro a megawattora sborsati per la generazione a gasolio.

Le promesse
Tecnologia ancora immatura, come avvertono gli analisti traguardando una piena competitività con le altre fonti verdi solo tra un ventennio? L'azienda toscana sembra comunque all'avanguardia. Il fondatore Michele Grassi, quarantatreenne matematico pisano uscito dalla Normale, rassicura gli analisti. L'impianto supera i limiti dei primi dispositivi esposti direttamente ai fattori meteorologici in superficie sfruttando il moto ondoso con una struttura completamente immersa divisa in due parti. La prima è piazzata ad una ad una ventina di metri sotto la superficie (consente dunque il passaggio dei natanti anche se va accuratamente segnalata nelle carte nautiche) ed è connessa con braccia telescopiche mobili alla seconda ancorata sul fondo ad una profondità minima di 50 metri (condizione che nei nostri mari si realizza anche a poche centinaia di metri dalla costa). La parte superiore mossa in verticale e in orizzontale dalle onde trasmette il movimento dei pistoni delle braccia che azionano il generatore contenuto direttamente nella struttura superiore.

I costi, le stime
Certo, le dimensioni della prima macchina operativa sono piuttosto imponenti, alcune decine di metri. Ma le prossime famiglie di generatori - promettono gli artefici- dovrebbero moltiplicare la potenza aumentando le dimensioni di un'inezia. «La macchina da 2 MW avrà la parte emersa non più lunga di 50 metri, meno della metà dell'altezza di una grande turbina eolica» dichiara Michele Grassi agli analisti di Qual Energia. E anche il costo – aggiunge – «sarà concorrenziale: mentre la R115 da 150 kW costa 375.000 euro più Iva, contiamo di mantenere il prezzo della macchina da 2 MW intorno ai 4 milioni di euro, la metà del costo medio dell'eolico offshore, con il vantaggio di creare impianti invisibili, vicini alle coste, che richiedono meno manutenzione e sono più produttivi». Anche perché anche l'energia marina gode comunque dell'ultima edizione degli incentivi pubblici riservati alle energie rinnovabili (tariffa onnicomprensiva o tariffa incentivante) disposti con il decreto ministeriale 6 luglio 2012.
Lo scenario di riferimento è effettivamente ghiotto. Secondo le stime dell'European Ocean Energy Association l'energia dal mare potrà coprire al 2050 almeno il 15% del fabbisogno elettrico europeo, con 3,6 gigawatt di installato a 2020 (ora i progetti sperimentali non arrivano a 6 megawatt in totale) che ha ben 188 GW al 2050 evitando l'emissione di oltre 13 milioni di tonnellate di CO2 e creando contemporaneamente quasi mezzo milione di nuovi posti di lavoro.

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