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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2013 alle ore 07:03.

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Diversa la testimonianza del comandante Vitelli: «Ho mandato un'email al Centro di soccorso marittimo italiano alle 17,47 ora della nave».

Il Sole 24 Ore ha chiesto al ministero della Difesa l'ora esatta in cui è stato per la prima volta segnalato l'incidente dalla Lexie. Ma ci è stato risposto che "per via delln'indagine in corso non siamo autorizzati a fornire dettagli".
"L'orario di quella comunicazione è senza dubbio importante, ma non risolutivo per determinare le intenzioni della Lexie. Se avessero saputo o capito di aver ucciso qualcuno per errore non sarebbero entrati in un porto indiano" commenta la nostra fonte italiana.
Fin qui il lungo elenco di quello che è andato storto da parte italiana. Veniamo agli indiani. Da una parte le autorità del Kerala hanno fatto un encomiabile lavoro di verifica. Dopo aver contato, una per una, più di 10mila cartucce trovate a bordo della Lexie, hanno appurato che mancavano 20 proiettili di calibro 5,56 dai fucili mitragliatori Beretta in dotazione ai marò italiani.

Attraverso la perizia balistica hanno poi accertato che il calibro dei proiettili sparati contro il peschereccio e i due indiani era esattamente lo stesso, 5.56. E che le loro caratteristiche erano quelle tipiche delle munizioni Nato usate nei fucili Beretta.
A essere contestate dagli esperti italiani sono le conclusioni successive della perizia balistica. Gli indiani hanno infatti concluso che Jelastine e Pink sono stati uccisi da pallottole sparate da due fucili diversi. Non solo: che quei fucili non erano in dotazione ai marò accusati, Latorre e Girone, bensì a due loro commilitoni.
"La metodologia usata dagli indiani per la perizia balistica non era adeguata," ci spiega una seconda fonte italiana, neppure questa però autorizzata a parlare. "Seppure abbiano utilizzato microscopi comparatori della Leika di un modello un po' più vecchio ma non troppo dissimile dai nostri, hanno lavorato a un livello di ingrandimento insufficiente. Troppo basso per valutare bene le caratteristiche microscopiche delle munizioni e identificare l'arma che le ha sparate.

In più è stata usata una metodologia che per la giurisprudenza italiana sarebbe insufficiente. Da noi un'analisi di balistica comparativa la fanno due periti che la documentano fotograficamente. In Kerala l'esame l'ha fatto una giovane, da sola e senza includere alcuna foto".
A differenza da quanto sostenuto dalla polizia del Kerala, che ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario, secondo gli esperti italiani ci sono motivi tecnici per confutare la volontarietà dell'atto. Le traiettorie dei colpi, oltre che le testimonianze, indicano infatti che la distanza tra i due mezzi era di almeno 200 metri. E poiché i fucili Beretta non erano dotati di canocchiali, vuol dire che i fucilieri non erano in grado di prendere la mira. "Hanno sparato a mare verso la barca con mire metalliche", conclude una delle nostre fonti. "E per un caso maledetto due proiettili hanno colpito i due indiani".
cgatti@ilsole24ore.us

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