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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2013 alle ore 14:12.

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Pare strano allora che la politica del governatore della Bce, Mario Draghi, di dichiararsi pronto a salvare l'euro attraverso l'acquisto di titoli pubblici di paesi in difficoltà sul secondo mercato, sia stata accusata di scarsa indipendenza e sia ancora sotto giudizio della Corte costituzionale tedesca.
A ciò si aggiunga che proprio in questo momento la posizione di alcuni dei più importanti alchimisti è assolutamente incerta. Il 30 giugno scade il mandato di sir Mervyn King, della Bank of England. La valutazione del suo mandato dall'Economist è stata considerata la migliore, ai fini del contenimento dell'inflazione, ma una delle peggiori per quel che riguarda la regolamentazione del sistema bancario, sicché la stabilità delle banche, la tensione fra capitale e prestiti e una frenata al gigantismo bancario imperante, oltre che il controllo della Financial Services Authority (FSA) saranno tra i primi obiettivi del nuovo governatore Mark Carney.
Più delicata ancora è la situazione che riguarda Ben Bernanke, il quale rimarrà in carica fino al 31 gennaio prossimo, e le cui dichiarazioni sono state giudicate per questo intempestive. Alcuni accenni rilasciati recentemente dal Presidente Obama fanno decisamente dubitare di una sua riconferma e la candidata alla successione maggiormente accreditata sembra essere Janet Yellen, attuale Vice, il cui motto da lei espresso in un recente discorso sulle tecniche di comunicazione delle Banche Centrali è: «Never explain, never excuse».

Nella passata settimana anche il sistema bancario cinese è andato soggetto ad una crisi nei rapporti interbancari, con un aumento incalcolabile dei tassi, accompagnato ad un rallentamento dichiarato della crescita economica. Se non è ancora del tutto chiaro quanto l'"armoniosa società" cinese sia influenzata dagli alchimisti occidentali, una cosa è tuttavia certa e cioè che il concetto di banchiere centrale indipendente nel sistema cinese semplicemente non esiste e tutta la politica economica e monetaria è in realtà opera del governo, ancorché molte attività delle Banche Centrali occidentali siano di fatto eseguite dalla Banca Centrale cinese.
Sembra in conclusione allora evidente che un'Unione monetaria mondiale, come auspicato da più parti, debba finalmente essere perseguita. Non v'è infatti dubbio che tra i beni pubblici sovranazionali debbano essere inseriti la finanza, e soprattutto la moneta. Tutto ciò potrebbe una volta per tutte razionalizzare anche altre incredibili anomalie, che stanno emergendo nelle politiche fiscali internazionali. Queste finalità fanno esplicitamente parte di quella democrazia cosmopolitica che più volte ho indicato come attuale unica soluzione ai gravi e spesso apparentemente insolubili problemi che la globalizzazione e l'enorme sviluppo tecnologico stanno provocando. Ed è indubbio che una stabilità monetaria e finanziaria globale può e deve richiedere un super regolatore globale, dal momento che il capitale è mobile, mentre le politiche di disciplina rimangono nazionali, come già hanno scritto Bremmer e Roubinì su Foreign Affairs già nel 2011.

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