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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 07:57.

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(Ap Photo)(Ap Photo)

E' scaduto l'ultimatum dell'esercito al presidente Mohamed Morsi. A pochi minuti dalla scadenza dell'ultimatum dei militari dal presidente Mohamed Morsi la presidenza egiziana ha postato sulla sua pagina facebook un comunicato nel quale ribadisce che "violare la legittimità costituzionale minaccia la pratica della democrazia" e apre ad un governo di coalizione per arrivare alle prossime legislative e alla formazione di un commissione indipendente per la modifica della costituzione da sottoporre al nuovo parlamento.

I carri armati sono stati schierati fuori dalla sede della tv statale egiziana, come riferito da Al Arabiya citando fonti della sicurezza. Il personale che non sta lavorando alle dirette è stato evacuato. Sono stracolme le piazze della rivolta contro il presidente. In migliaia hanno atteso l'ora X in piazza Tahrir e davanti ai due palazzi presidenziali di Ittahadeya ed el Kobba. Migliaia anche davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya a sostegno del presidente.

Ora si aspetta un comunicato dello Stato Maggiore delle Forze armate egiziane, come preannunciato in giornata. L'ultimatum dei militari era stato respinto dal presidente Mohamed Morsi. E' l'ora della verità. Secondo quanto aveva anticipato il quotidiano filo-governativo egiziano al-Ahram, il presidente sarebbe stato destituito dall'esercito in caso di mancate dimissioni. Morsi ha replicato di essere «pronto a morire per la democrazia» nel suo paese.

La defenestrazione di Morsi, prosegue il quotidiano, schiuderà la strada alla tabella di marcia delineata dalle Forze armate: un processo di transizione che dovrebbe durare tra i 9 e i 12 mesi e prevede la sospensione della Costituzione e la creazione di un consiglio presidenziale ad interim, composto da tre membri, presieduto dal presidente della Corte Costituzionale, Adli Mansour.

Fonti qualificate riferiscono che il ministro della Difesa e capo delle forze armate egiziane Abdel Fattah el Sissi sarebbe in riunione con i comandanti militari. Continua il conto alla rovescia per la scadenza dell'ultimatum. El Sissi aveva dichiarato in mattinata di considerare «più onorevole morire che vedere il popolo egiziano terrorizzato e minacciato». Mentre il partito ultraconservatore al-Gamaa al-Islamiya ha invocato le elezioni per «evitare un inutile spargimento di sangue».

La Banca Centrale egiziana ha disposto che tutte le filiali presenti nel Paese chiudessero i battenti prima, alle 13, durante la settimana delle manifestazioni in corso contro e a sostegno del presidente Mohammed Morsi. Lo rende noto il sito di 'al-Ahram'. Il governatore della Banca centrale Hisham Ramez ha inoltre ricordato a tutti gli istituti delle restrizioni sul trasferimento dei soldi all'estero. Da febbraio 2011 non è infatti possibile inviare all'estero più di 100mila dollari, a meno di non essere in possesso di documenti che provino la necessita' dell'investimento.

Il portavoce di Morsi: «Per lui meglio morire che essere condannato dalla storia»
Per il presidente egiziano Mohamed Morsi «è meglio morire» piuttosto che «essere condannato dalla storia e dalle generazioni future»: lo ha ribadito Ayman Ali, portavoce del controverso leader islamista del quale le forze di opposizione reclamano le dimissioni. «Per un presidente della Repubblica, che diversamente farebbe ritornare l'Egitto ai giorni della dittatura dai quali Allah e la volontà del popolo ci hanno invece salvati, é meglio morire in posizione eretta come quella di un albero», ha sottolineato il portavoce, «piuttosto che essere condannato dalla storia e dalle future generazioni per aver gettato via le speranze degli egiziani d'instaurare una vita democratica».

Il bilancio degli scontri
Sale a 23 il bilancio dei morti negli scontri avvenuti vicino all'Università del Cairo. Alcuni uomini non identificati hanno attaccato un gruppo di seguaci del presidente egiziano Mohamed Morsi, secondo quanto annunciato dal ministero della Sanità. Lo scontro tra pro e anti-Morsi ha provocato anche 200 feriti.

Nel frattempo, emerge l'allarme degli abusi sessuali nei giorni più intensi delle manifestazioni. Un fenomeno ricorrente durante i tafferugli, come denunciano alcune associazioni locali. L'Ong americana per i Diritti Human Rights Watch (HRW) ha certificato 91 casi di aggressione dal 28 giugno ad oggi, alcuni dei quali finiti in stupro. Cinque aggressioni si sono verificate il 28 Giugno, ben 46 domenica 30 giugno, giorno di massicce manifestazioni, e ancora 17 il 1 luglio e 23 il 2 luglio.

Lo scenario descritto più di frequente dalle vittime è quello di un gruppo di uomini «che identifica una donna, la circonda e la separa dai suoi amici» prima di aggredirla, per poi strapparle i vestiti o violentarla. In alcuni casi, la vittima viene trascinata via per essere aggredita in un altro luogo. In molti casi, questi attacchi, alcuni dei quali durati quasi un'ora, hanno portato le donne che li hanno subiti al ricovero in ospedale. E tra i target preferiti ci sono «anche giornaliste straniere».

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