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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2013 alle ore 20:27.

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Si dice - ma è solo una voce - che qualcuno tra i democratici vorrebbe spedirlo a Bruxelles per le europee del 2014, ma c'è anche chi - come Giuseppe Fioroni - gli dice che lui sì è «indispensabile, per il Pd e per il Paese» ma «da solo non basta». E poi c'è Franco Monaco che ne difende le ragioni rispetto a quelli che vorrebbero «cambiare le regole congressuali per ostacolarne l'ascesa», ma dissente «radicalmente dalla sua idea secondo la quale in politica tutto è comunicazione». Matteo Renzi resta al centro dei pensieri di diversi esponenti democratici, almeno a giudicare dalle loro dichiarazioni.

Il segretario Pd, Guglielmo Epifani, continua a rassicurarlo. E oggi ha ribadito che data e modalità del congresso verranno fissate «nei prossimi giorni», ma certo le primarie saranno aperte. Poi ha ammonito: non bisogna leggere il dibattito interno al partito come fosse «una partita di calcio, uno contro l'altro». Dove i due («uno contro l'altro») sono Renzi e Massimo D'Alema. Il quale, in diverse interviste, è tornato a bacchettare il sindaco di Firenze per dire che «il voto è lontano, al Pd non serve un candidato premier ma un segretario» e «la persona adatta è Gianni Cuperlo». Quanto al rottamatore, per D'Alema è «il capo di un'agguerrità corrente», «ma quale piccione - dice l'ex premier -, lui ha una forza mediatica che nemmeno un cacciabombardiere americano, é un centro di potere politico di prima grandezza».

Renzi un poco amareggiato lo è se in un pubblico dibattito aveva detto di sentirsi più Don Chisciotte che Batman, «anche se mi sono stufato di perdere», per poi rivelare: «Non vorrei che a forza di parlare di rottamazione venga rottamato io». Oggi ha ribadito di tifare per il Governo Letta, «perchè prima di essere più o meno candidati siamo italiani» e ha bacchettato i giornali che, a suo dire, scrivono il contrario. «Da amministratore sostengo sempre chi governa», ha spiegato, «l'ho fatto nei tempi in cui c'era qualcuno molto distante da me. Non so più come devo dirlo».

Eppure tra i democratici resta il timore che Renzi per arrivare a Palazzo Chigi sia pronto a non guardare in faccia nessuno, nemmeno «l'amico» Enrico Letta. Lo dice chiaramente il capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza: «Caro Matteo, un premier oggi ce l'abbiamo e si chiama Enrico Letta. Se un giorno tu farai il segretario attento a non cadere nella tentazione di togliere l'ossigeno al governo: perché stai certo che poi le macerie potrebbero cadere su tutti noi, nessuno escluso». Anche Guglielmo Epifani blinda l'Esecutivo. «Non c'è nessuna alternativa a questo governo del fare che va sostenuto e incoraggiato», chiarisce il segretario Pd. E ricorda che si tratta di un governo 'di servizio', frutto di una maggioranza poco «omogenea» e che quindi comporta dei compromessi.

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