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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2013 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 07 luglio 2013 alle ore 14:43.
C'è dunque un forte conflitto e quel che più conta è che non è chiuso fra i dotti, ma nutre sentimenti collettivi come quelli della rivolta egiziana. E non solo. In Tunisia il partito islamico Ennahda ha dovuto ridimensionare il proprio ruolo nel governo davanti al crescere di ostilità ai limiti anch'esse della rivolta. Mentre in Turchia un'altra piazza ha fatto capire al partito islamico al potere che ci sono dei confini non valicabili ai quali i turchi non intendono rinunciare.
Speriamo ora che in Egitto non finisca nel sangue e che la Fratellanza non dia spazio alla violenza. L'esito potrebbe essere ben altro e ben più proficuo per tutti noi. Democrazie islamiche, nelle quali l'aggettivo conviva, senza stridori, col sostantivo.
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