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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2013 alle ore 08:27.

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Egitto, esercito spara contro corteo: oltre 50 morti, 435 feriti. Decreto per elezioni entro sei mesi - Impasse sul premier a interim - Foto

Sale ad almeno 51 morti e 435 feriti il bilancio delle vittime della sparatoria avvenuta lunedì mattina davanti al quartier generale della Guardia Repubblicana al Cairo: lo hanno reso noto fonti dei servizi di soccorso egiziani, che in precedenza avevano parlato di 42 persone decedute.

Intanto il presidente ad interim, Adli Mansur, ha stabilito con un decreto che le elezioni parlamentari si terranno dopo gli emendamenti, per via referendaria, alla Costituzione sospesa dopo la deposizione di Morsi.

Mansur ha delineato un orizzonte di sei mesi per arrivare al voto. Il decreto indica in quattro mesi e mezzo il tempo necessario per riformare la Costituzione ispirata alla Sharia fatta approvare a dicembre dalla maggioranza islamista e sospesa dopo il colpo di Stato tecnico realizzato dai militari. Le elezioni politiche dovranno essere convocate entro 15 giorni dall'approvazione della nuova Costituzione in un referendum e, una volta insediato il nuovo Parlamento, nel giro di una settimana dovranno essere convocate anche le elezioni per un nuovo presidente.

L'esercito egiziano ha chiesto ai sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi di sgomberare le piazze occupate dai manifestanti, assicurando che non saranno prese misure legali contro di loro ma avvertendo che le forze armate «non tollereranno in nessuna circostanza minacce alla sicurezza dello Stato».

Intanto gli Stati Uniti si sono dichiarati «profondamente preoccupati» per la violenza in Egitto, come ha affermato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, invitando l'esercito alla moderazione.

La Casa Bianca fa sapere che è ancora in corso la valutazione sulla natura della deposizione di Mohamed Morsi ma comunque non è in programma l'immediato taglio degli aiuti alle forze armate egiziane perché non è nel miglior interesse degli Stati Uniti cambiare corso. Il riferimento è agli 1,4 miliardi stanziati da Washington. La legge americana impone di sospendere qualsiasi genere di aiuti a quei Paesi in cui «un presidente eletto democraticamente sia stato deposto da un colpo di stato militare o per decreto».

Le persone sono state colpite alla testa, probabilmente da cecchini, denunciano i Fratelli, dopo un lancio di lacrimogeni da parte della polizia. L'esercito ha negato tutto, anzi, attraverso la tv di Stato e una fonte anonima, ha fornito una versione completamente diversa: secondo i militari, un commando di terroristi ha sferrato un attacco alla caserma, e nello scontro che ne è nato con le forze di sicurezza, un poliziotto è morto e altri 40 sono rimasti feriti. Il ministero della Salute però ha confermato le vittime. E i network televisivi hanno diffuso immagini di cadaveri allineati e colpiti alla testa. Non si tratta di prove schiaccianti, come del resto i bossoli di proiettili mostrati dai Fratelli Musulmani, ma l'abissale differenza tra le due versioni dimostra quanto sia caotica e pericolosa la situazione in questo momento nel Paese. Il nuovo presidente a interim Mansour ha ordinato una inchiesta indipendente.

L'appello alla protesta domani
I Fratelli Musulmani hanno lanciato un appello a scendere in piazza domani in tutto l'Egitto per protestare per i 51 suoi sostenitori uccisi oggi quando la polizia ha aperto il fuoco al Cairo. Stamani la Fratellanza aveva chiamato alla rivolta popolare contro il colpo di stato che ha deposto Mohamed Morsi

Il leader liberale egiziano Mohamed El Baradei ha condannato l'episodio. «La violenza - ha detto - genera violenza e dovrebbe essere condannata con forza. Serve una inchiesta indipendente. La transizione pacifica è l'unica strada» da percorrere per uscire dalla crisi. L'Unione europea ha condannato «con forza» le violenze delle ultime ore, ma non pensa al momento di modificare la sua politica verso l'Egitto o di bloccare gli aiuti destinati verso il paese.

Intanto un giudice ha ordinato la chiusura della sede centrale del Partito Libertà e Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, dopo il ritrovamento di armi all'interno dei locali: liquido infiammabile, coltelli e armi« che sarebbero state utilizzate »contro i manifestanti scesi in piazza il 30 giugno« per una imponente manifestazione di protesta contro il presidente destituito Mohamed Morsi, ha spiegato una fonte della sicurezza. Un episodio che rischia di aggiungere altra carne a un fuoco molto vasto.

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