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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2013 alle ore 21:40.
L'ultima modifica è del 11 luglio 2013 alle ore 10:27.

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Berlusconi: il Governo va avanti -Pd, lettera di 70 senatori: basta autogol. Epifani: hanno ragione

Avanti con il Governo Letta di larghe intese, ma niente sconti. Silvio Berlusconi dà la linea ai suoi, dopo due giorni in cui l'equilibrio tra le forze politiche azioniste dell'esecutivo è stato a rischio. E lo fa in occasione dell'ufficio di presidenza del Pdl, che si è tenuto a Palazzo Grazioli. Un'occasione per fare il punto, dopo l'accelerazione imposta dalla Cassazione, che ha calendarizzato per la fine del mese, il 30 luglio, l'udienza del processo Mediaset che vede come imputato il Cavaliere. Alla riunione hanno partecipato fra gli altri il segretario Angelino Alfano, i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, e i vertici del partito.

Il Pdl: mai legata accelerazione processi a maggioranza
In base ad alcune indiscrezioni, il leader del Pdl avrebbe dettato la linea: basta singoli attacchi al governo, per i prossimi venti giorni la situazione deve rimanere congelata, ma nemmeno sconti su Imu e Iva e altri provvedimenti economici. Secondo alcune indiscrezioni, il leader del Pdl avrebbe spiegato che l'accelerazione dei processi negli ultimi due mesi è legata al fatto che una parte della maggioranza non vuole un Governo di pacificazione. Poi, nel tardo pomeriggio, la nota dell'ufficio stampa del Pdl, che precisa che «il Presidente Berlusconi non ha mai detto e neppure pensato, come gli viene erroneamente attribuito, che l'accelerazione dei processi che lo riguardano sia
responsabilità di "una parte della maggioranza contraria alle larghe intese". Ha detto invece - continua la nota del Pdl - che «c'è chi non vuole un governo di pacificazione", senza riferirsi o accusare in alcun modo l'attuale maggioranza».

Berlusconi: a settembre torna Forza Italia
Nell'incontro Berlusconi è tornato a rilanciare il progetto di un ritorno a Forza Italia, fissando anche il timing: l'annuncio sarà a settembre. Secondo quanto viene riferito, Berlusconi avrebbe sottolineato che Forza Italia emoziona molto di più il nostro popolo rispetto al Pdl, a settembre torneremo a Forza Italia. «Dopo l'approvazione a settembre del comitato di presidenza - avrebbe detto - si sottoporrà alla Direzione nazionale del partito il cambio del nome».

Lo sprint dei processi? «Colpa anche di parte della maggioranza»
«L'accelerazione dei processi negli ultimi due mesi - avrebbe detto Berlusconi nel corso dell'incontro - non può non essere legata al fatto che una parte della maggioranza non vuole un governo di pacificazione».

No attacchi a Governo, ma nemmeno sconti su Imu e Iva
Berlusconi avrebbe confermato l'intenzione di continuare a sostenere il governo Letta e avrebbe chiesto al partito di evitare attacchi di tipo personale all'esecutivo e ai suoi ministri. Avrebbe poi ribadito allo stesso modo che la partecipazione del Pdl al governo non sarà con un ruolo da comprimari: terremo alte le nostre bandiere, avrebbe detto, insisteremo con le nostre battaglie, e su Imu e Iva così come sugli altri temi economici non faremo sconti.

Il partito cambia sede
L'ufficio di presidenza, viene riferito, ha votato ed approvato il trasferimento della sede nazionale del Pdl da via dell'Umiltà a via di San Lorenzo in Lucina, sempre a Roma. Il trasloco dovrebbe avvenire entro l'estate e comunque non oltre i primi di settembre.

Schifani: governo Letta a rischio in caso di interdizione di Berlusconi
Intanto i "falchi" premono. «Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l'esperienza del governo Letta». Parole inequivocabili, quelle pronunciate questa mattina dal capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani, un po' in contraddizione con la cautela chiesta dall'ex premier ai suoi dopo le tensioni di ieri, ma che confermano l''intenzione del Pdl di continuare il pressing sul governo fino a quando la vicenda giudiziaria dei diritti Mediaset non mostrerà qualche spiraglio favorevole al centrodestra.

La pausa ai lavori parlamentari ottenuta ieri, spiega poi Schifani in una intervista al Messaggero, «ci serviva per confrontarci e riflettere tra di noi. Quello che abbiamo chiesto abbiamo ottenuto, siamo responsabili e riprenderemo i lavori come ci eravamo impegnati a fare». Ma «una eventuale condanna di Berlusconi non potrebbe non avere riflessi sul governo». «Sia chiaro - conclude - che non lo dico come minaccia bensì come inevitabile risultato di una vicenda giudiziaria assurda e inaccettabile. Questa almeno è la mia valutazione personale: con Berlusconi o Alfano non ne abbiamo mai discusso, proprio perché rifiutiamo in radice l'ipotesi di condanna». Tuttavia, «dinanzi ad un epilogo finale che vedesse Berlusconi condannato e interdetto dai pubblici uffici, il quadro cambierebbe».

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