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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2013 alle ore 16:08.

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Incompatibile meglio di ineleggibile: ddl del Pd sul conflitto di Berlusconi

Il Pd tenta di uscire dal vicolo cieco delle polemiche interne e prova a ricompattare le sue fila rilanciando con una iniziativa propria il tema dell'ineleggibilità dell'ex premier Silvio Berlusconi. Obiettivo del disegno di legge depositato al Senato - primi firmatari Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, e Luigi Zanda, capogruppo a palazzo Madama - è infatti la modifica della legge 361/1957 (che dichiara ineleggibile chiunque goda di una concessione statale sia in proprio che come amministratore o manager) sostituendo il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità.

Nessuna decadenza automatica ma spazio alla facoltà di opzione
Il testo, sottoscritto da altri 23 colleghi, reca il titolo "Integrazioni della legge 15 febbraio 1953, n. 60, In materia di incompatibilità parlamentare, e abrogazione dell'articolo 10 del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della camera dei deputati, di cui al decreto del presidente della repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di ineleggibilità". In pratica, con le nuove norme, in un caso come quello del leader del Pdl la giunta delle elezioni invece di dover decidere sulla ineleggibilità - che porterebbe alla decadenza immediata dal seggio - sarebbe chiamata a valutare una eventuale incompatibilità che non comporta nessuna decadenza automatica ma dà la facoltà di optare: starà all'eletto rimuovere la causa senza rinunciare all'ufficio parlamentare o rinunciare al seggio conservando la causa dell'incompatibilità.

Vendita delle azioni entro un anno per rimanere parlamentare
In base al ddl, la rimozione del conflitto potrà avvenire soltanto attraverso la cessione della partecipazione di controllo dell'azienda causa del conflitto in un tempo prestabilito (1 anno), scaduto il quale il parlamentare inadempiente decade dall'incarico. In pratica, la vendita dell'azienda di cui sono azionisti sarà l'unico modo per restare senatori o deputati.

Diritti Tv, l'ex premier certo dell'assoluzione piena
Il ddl è destinato ad alimentare ulteriormente le polemiche interne alla maggioranza delle larghe intese, in attesa della sentenza della Cassazione sui diritti Tv Mediaset che potrebbe essere fatale al Governo Letta. Ieri sera, in uscita da un locale a Roma, il leader del Pdl ha mostrato un atteggiamento distaccato sulla questione: «Sono sereno parchè non conoscevo neppure quella vicenda», ha spiegato Berlusconi ad una giornalista di "Agorà", ma «leggendo le carte non credo che ci possa essere che una mia assoluzione piena».

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