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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2013 alle ore 13:50.
L'ultima modifica è del 16 luglio 2013 alle ore 13:06.

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Roberto Calderoli (Ansa)Roberto Calderoli (Ansa)

Calderoli si scusa al Senato. Dopo le parole pronunciate nei confronti del ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge, di origine congolese, durante un comizio a Bergamo - le ha dato dell'"orango" - il vicepresidente di Palazzo Madama interviene in Aula e, nel suo discorso, spiega che non si dimette; sarebbe stato pronto a farlo«se vi fosse stata un'ampissima maggioranza che me l'avesse chiesto e così non é stato». Intanto non cala la tensione tra Letta e la Lega Nord: non è tutto risolto. Non prendendo provvedimenti contro Calderoli, e non facendolo dimettere da vicepresidente del Senato, Roberto Maroni «si rende correo dell'insulto al ministro Kyenge». Lo sottolineano fonti di palazzo Chigi, replicando alle dichiarazioni del leader leghista che aveva dato per chiuso il caso scatenato dalle offese di Calderoli alla ministra per l'Integrazione. In base ad alcune indiscrezioni, Calderoli sarebbe indagato dalla procura di Repubblica di Bergamo con l'ipotesi di diffamazione aggravata dall'odio razziale.

Maroni: correo? Stupidaggini, Letta si occupi di altro
«Non diciamo stupidaggini». Il segretario della Lega Nord Roberto Maroni replica così a Enrico Letta che lo ha definito "correo" con Calderoli per gli insulti a Kyenge. «Per me la questione è chiusa. Calderoli si è scusato e Letta farebbe meglio a occuparsi di altre cose» come il caso kazako visto che «la questione riguarda il Senato e non il Governo».

Palazzo Chigi: con Maroni non è tutto risolto
«Altro che tutto rientrato. La scivolata - spiegano fonti di palazzo Chigi - è sola quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli dalla vicepresidenza del Senato, carica che purtroppo non è oggetto di voto di sfiducia. La nostra conclusione è che così facendo Maroni si rende correo dell'insulto al ministro Kyenge».

Il vicepresidente del Senato in Aula: errore grave ma non razzismo
«Come già ho riconosciuto alla stampa e alla diretta interessata, preso dalle foga di un comizio davanti a 1500 persone ho commesso un errore grave, gravissimo perché ho
spostato il confronto dal piano politico a quello personale», spiega Calderoli al Senato. «Per questo domenica ho fatto le mie scuse al ministro che le ha subito accettate, e di questo le sono grato, avendo compreso che a frase per quanto esecrabile non voleva avere significati razziali né peggio ancora razzisti», assicura.

«In passato ho dimostrato coraggio dimissioni»
«Credo di essere uno dei pochi che il coraggio di dare le dimissioni l'ho già dimostrato, mi sono dimesso da ministro per una maglietta che nessuno ha mai visto nei suoi contenuti», afferma Calderoli, ricordando quando, nel 2006, indossò una t-shirt con vignette satiriche su Maometto cui seguì l'attacco al consolato italiano di Bengasi.

Grillo: indignati per Calderoli. Ma chi lo ha messo lì?
Dopo giorni di silenzio, Beppe Grillo interviene sulle offese di Roberto Calderoli a Cecile Kyenge. «L'indignazione verso Calderoli é giusta - scrive sul blog -.La sua battuta razzista verso un ministro di origini congolesi é da condannare». «Calderoli però - aggiunge - non é vicepresidente del Senato per caso, lo hanno voluto lì pdl e pdmenoelle e Capitan Findus Letta non ha fatto a suo tempo alcuna obiezione». «Eppure avrebbe dovuto. Calderoli é lo stesso della maglietta che sbeffeggiava l'Islam in diretta televisiva, il tizio che passeggiava con un maiale al guinzaglio sul terreno dove doveva sorgere una moschea», ricorda il leader di M5s. «Perché chi ora si indigna ha permesso che venisse nominato al Senato? Se ci si indigna con Calderoli, a maggior ragione bisogna indignarsi con chi ne ha permesso la sua investitura, in primis il pdmenoelle», insiste.

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