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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 16:13.

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Atenei: big in affanno, male le telematiche. Reclutare buoni «cervelli» fa la differenza

Il day after la presentazione delle pagelle dell'Anvur sulle performance scientifiche dei nostri atenei ed enti di ricerca emergono alcuni elementi dall'impresa ciclopica di valutazione dei quasi 190mila prodotti scientifici prodotti tra il 2004 e il 2010 e sottoposti ad esame da 15mila valutatori. I dati fanno discutere e sicuramente non manca qualche distorsione. Ma è chiaro innanzitutto che la ricerca di qualità è concentrata più al Nord che al Sud (anche se non mancano alcuni esempi di eccellenza al Meridione). E poi che diversi maxi atenei - quelli con almeno 40mila iscritti - soffrono un po' di più nelle loro performance rispetto ad atenei minori. Vanno poi male nei risultati le università telematiche. Infine appare chiaro che chi ha ottenuto "voti" migliori nelle procedure di reclutamento in media incassa anche punteggi migliori nelle performance scientifiche complessive. Insomma assumere buoni cervelli paga.

Maxi atenei in affano e telematiche in coda
Se si prende la classifica degli atenei in base alla produttività della ricerca tra il 2004 e il 2010, la somma cioè dei risultati ottenuti in 14 aree scientifiche, si nota come a parte Padova (prima in assoluto) e Bologna (quarta) spicca la presenza nelle prime posizioni di atenei non proprio maxi: a partire da Milano Bicocca alla seconda piazza, ben al di sopra della più grande Statale di Milano che è invece decima. Così come Roma Tor Vergata al nono posto contro il ventiduesimo di Roma La Sapienza, superata anche da Roma Tre (15 posto). Ma tra le prime posizioni spiccano anche Verona (terza), Pavia (quinta), Modena (settima) e Parma (ottava). Mentre altri big come Napoli Federico II e Palermo sono in coda alla classifica. «In alcuni casi pesa il tasso di inattività di docenti e ricercatori», avverte Sergio Benedetto, coordinatore della valutazione della qualità della ricerca che cita proprio il caso della Sapienza: «Qui il tasso di inattività risulta essere del 7,59 per cento, sopra la media». Un altro dato che salta all'occhio e poi quello delle università telematiche che in media si fanno notare per la scarsa produttività scientifica: «È un dato oggettivo e credo che la politica si deve assumere la responsabilità di affrontare questo tema», aggiunge Benedetto.

Chi recluta bene i cervelli fa più ricerca
C'è un altro dato che emerge dalla mole di informazione del rapporto Anvur. E cioè che la produttività scientifica è più alta negli atenei che hanno reclutato i cervelli più bravi. Sembra scontato, ma nell'Italia dei concorsi truccati o pilotati lo è fino a un certo punto. L'Anvur ha infatti misurato le valutazioni ottenute dai prodotti presentati dai ricercatori appena reclutati oppure da chi nel periodo di valutazione è stato incardinato in una fascia o ruolo superiore (magari da associato è diventato ordinario). Ebbene risulta che nella graduatoria sulle politiche di reclutamento tra i grandi atenei le migliori sono Padova, Pavia e Verona che sono anche ai primi posti nella classifica generale della ricerca. Così come tra gli atenei medi - Trento, Ferrara e Venezia Ca Foscari - e piccoli (Pisa Normale, Pisa Sant'Anna e Luiss di Roma). Tutti ai primi posti per produttività scientifica «Abbiamo notato - spiega Benedetto - che c'è una correlazione chiara tra chi ha reclutato i ricercatori migliori e la produzione scientifica».

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