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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 09:16.
Sette arresti a carico della famiglia Ligresti e dei vertici di Fondiaria Sai, nell'ambito dell'inchiesta curata dalla Procura di Torino. Questa mattina sono state notificate dagli agenti del comando provinciale della Guardia di Finanza di Torino le ordinanze di custodia cautelare a carico del patron Salvatore Ligresti, agli arresti domiciliari.
Ligresti ha accolto con sorpresa la notifica: «Non se lo aspettava» hanno riferito gli agenti della Guardia di Finanza. Ai domiciliari anche l'immobiliarista Antonio Talarico e l'ex amministratore delegato Fausto Marchionni.
In carcere invece le figlie di Ligresti, Giulia Maria, raggiunta dagli agenti nella sua abitazione di Milano e ora nel carcere di Vercelli e Jonella Ligresti, che si trovava invece nella sua residenza estiva in Sardegna. Arrestato anche l'ex amministratore delegato Emanuele Erbetta mentre l'ordinanza di arresto a carico di Paolo Gioacchino Ligresti, non è stata eseguita perché il figlio del patron di Fondiaria si trova in Svizzera. Secondo le indiscrezioni emerse durante la conferenza stampa di Torino, avrebbe espresso l'intenzione di non rientrare in Italia.
Proprio il rischio di fuga degli indagati, «per le abitudini e gli spostamenti a cui erano soliti» ha spiegato il Procuratore aggiunto Vittorio Nessi, così come il rischio di reiterazione dei reati e di inquinamento delle prove, in particolare a carico dell'ex ad Erbetta, hanno convinto il gip Silvia Salvadori a emettere le ordinanze. Nell'ordinanza cautelare, in particolare, il pericolo di fuga è testimoniato dal recente prelievo di circa 14 milioni da tre società lussemburghesi che fanno capo ai tre figli di salvatore Ligresti.
Gli interessi dei Ligresti. Il Procuratore aggiunto Vittorio Nessi ha ricostruito i nodi principali dell'inchiesta, avviata dalla Procura di Torino l'estate scorsa sulla base di due segnalazioni ricevute dalla Consob, la prima dell'Isvap (oggi Ivass), sulla sottovalutazione dei sinistri e la seconda del fondo arrivata dal socio Amber, che denunciava l'inopportunità di alcune operazioni volte a drenare risorse dalla società alla famiglia Ligresti.
Nessi ha definito «tardivo» l'intervento dell'Isvap sulle anomalie emerse nel bilancio 2010 di Fondiaria Sai, e ha parlato di un sistema diffuso di gestione della compagnia assicurativa «piegato agli interessi della famiglia Ligresti», che fino al 2009 ha incassato dividendi per 253 milioni di euro.
Il buco e le ipotesi di reato. Il bilancio "incriminato", all'attenzione della magistratura, è quello del 2010, con il "buco" nella riserva dei sinistri pari a circa 600 milioni. Da qui le ipotesi di reato di falso in bilancio, con grave danno provocato, secondo gli inquirenti, ad almeno 12 mila risparmiatori, e con una perdita di valore del titolo Fondiaria per circa 300 milioni, e la manipolazione di mercato: l'occultamento di informazioni chiave, infatti, avrebbe privato gli investiroti di informazioni determinanti per una corretta valutazione dei titoli azionari.
Secondo gli inquirenti, la famiglia Ligresti, attraverso la holding di famiglia Premafin su cui indaga la Procura di Milano, si sarebbe assicurata un flusso costante di risorse, grazie ai dividendi, al riconoscimento di consulenze negli anni per oltre 40 milioni e grazie a una serie di operazioni immobiliari "con parti correlate". Sei, in totale, quelle individuate dagli inquirenti, tra le più note quella per l'acquisizione della catena Atahotel.
L'effetto, ha ribadito il procuratore Nessi, è stata la perdita di credibilità della compagnia stessa e il danno danno a carico dei piccoli soci, quantificato in circa 300 milioni di perdita di valore del titolo in Borsa. Proprio a tutela degli interessi degli azionisti, Nessi ha aggiunto che si sta valutando l'opportunità di confisca dei beni della famiglia Ligresti.
Tra le altre ipotesi di reato su cui sta indagando la Procura di Torino, il falso in prospetto e l'infedeltà patrimoniale: nel primo caso si fa riferimento alle notizie non corrette fornite al mercato in occasione delle operazioni di ricapitalizzazione della società per un valore di 450 milioni, effettuate nel 2011; nel secondo caso, il riferimento è alle condotte illecite commesse dal management durante la gestione societaria in danno del patrimonio sociale.
In serata, l'Ansa ha battuto la dichiarazione rilasciata questa mattina da Salvatore Ligresti, quando gli è stata notificata l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari: «I miei figli non c'entrano. In ogni caso non abbiamo commesso reati e proveremo la nostra innocenza».
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