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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2013 alle ore 06:57.

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I bambini all'ospedale senza genitori
Nessuno dei genitori, ma solo alcuni parenti, dei cinque piccoli coinvolti nel tragico incidente avvenuto ieri sera sull'A16 è al capezzale dei propri figli. A confermarlo è il direttore medico di presidio dell'ospedale pediatrico Santobono Carlo Maranelli. Potrebbero essere ricoverati in qualche ospedale tra Napoli, Salerno e Avellino oppure figurano tra le vittime. Nell'ospedale Santobono ci sono due bimbi in rianimazione: Francesca, 3 anni, molto grave, operata stanotte per una frattura al cranio che, molto probabilmente, sarà nuovamente sottoposta a intervento chirurgico per un'altra frattura. Nello stesso reparto anche un bambino, Cristoforo, anche lui ha tre anni, ed è molto grave. In neurochirurgia, non in pericolo di vita, c'è un bimbo di 10 anni con una frattura alla mandibola, fratello di Francesca. Nello stesso reparto c'è anche una femminuccia, di 4 anni, Maria, con una frattura alla tibia e al perone. L'ultima bimba si chiama Marianna, ha 10 anni, ed è ricoverata in chirurgia d'urgenza per una frattura alla mandibola.

La possibile dinamica, raccontata dai superstiti
«Mia nipote mi ha raccontato che è scoppiata la gomma sinistra dell'autobus. L'autista ha cercato di tenere il controllo in tutti i modi ma non c'è riuscito e il bus è sbandato finendo giù nel dirupo»: lo ha raccontato una delle superstiti, Annalisa, a suo zio Vincenzo Rusciano, che l'ha incontrata in ospedale ad Avellino. Annalisa è mamma di due bimbi, coinvolti nell'incidente e ricoverati al Santobono di Napoli. Suo marito è ricoverato al Cardarelli. «Le ho parlato solo pochi minuti - dice lo zio Vincenzo - Aveva il volto tumefatto e non riusciva a parlare bene». Quello della famiglia Rusciano è un bilancio di quattro superstiti, ma anche di quattro parenti che hanno perso la vita. Sono infatti morte due sorelle di Vincenzo Rusciano e due cognate.

Sono quasi tutte arrivate nella palestra della scuola media di Monteforte Irpino (Avellino) le bare delle vittime dell'incidente del pullman in Irpinia. Nel piazzale ci sono i parenti, affranti dal dolore e alcuni sotto choc: c'è chi piange, chi è in silenzio, chi si stringe l'uno all'altro.Un tragico appello, poi il momento del riconoscimento. È così che i parenti delle vittime dell'incidente in Irpinia stanno vivendo gli attimi forse più duri. «Si preparino i parenti di...»: è così che gli agenti di Polizia chiamano ad uno ad uno i parenti delle vittime riuniti alla camera ardente allestita nella palestra della scuola media.

Ci sono figli, nipoti. Si conoscono quasi tutti: «siamo parenti e vicini di casa», raccontano. Quasi tutti la notizia della strage l'hanno appresa della tv. «Stavo sentendo il tg quando hanno detto che un bus era finito in una scarpata - dice Mario Terracciano, che nell'incidente ha perso sua mamma Barbara e suo papà Mario, tutti di Pozzuoli - ho sentito che veniva da Telese Terme, ho capito subito che si trattava di loro. Avevo sentito mia mamma poche ore prima, si era preoccupata del mio pranzo».
Nell'incidente Mario ha perso anche i suoi zii: «Una settimana fa erano stati in Calabria, erano persone semplici che volevano solo qualche ora di serenità».

In gita, tutti insieme, ci andavano spesso. Si conoscevano quasi tutti le vittime dell'incidente del pullman. Secondo quanto raccontano alcuni parenti delle vittime davanti alla camera ardente allestita nella scuola di Monteforte Irpino (Avellino),
sull'autobus c'erano chi aveva deciso di trascorrere un fine settimane al complesso termale di Telese Terme (Benevento).

Una gita che ieri ha previsto una tappa anche a Pietrelcina, nei luoghi di Padre Pio. A organizzare la gita «come sempre», raccontano amici e parenti, era stato Luciano Caiazzo, salumiere di Pozzuoli (Napoli) che, neanche un mese fa, aveva compiuto 40 anni e che è fra le vittime dell'incidente. «Gli avevamo organizzato una festa a sorpresa - racconta Anna Caiazzo, che lavorava con lui -; era la sua passione organizzare gite. Fra dieci giorni dovevamo partire per la Croazia, tutti insieme, come sempre».

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