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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 22:50.
L'ultima modifica è del 01 agosto 2013 alle ore 10:12.

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Processo Mediaset: la Cassazione conferma condanna. Berlusconi: accanimento senza eguali ma resto in campo

Processo diritti tv Mediaset: confermati i quattro anni di carcere (3 coperti da indulto) per Silvio Berlusconi, si rimanda invece alla corte di appello di Milano per ridefinire l'interdizione dai pubblici uffici. Così ha deciso la Cassazione dopo sei ore e mezza di camera di consiglio.

Ma Berlusconi resta in campo, non si fa da parte, anzi rilancia: «In cambio dell'impegno che ho profuso in questi 20 anni per il Paese - afferma l'ex premier in un videomessaggio, registrato e trasmesso in serata - ricevo in premio delle accuse e una sentenza fondata sul nulla assoluto che mi toglie la mia libertà personale e i miei diritti politici, ma questa non è l'Italia che vogliamo e per questo resto in campo. Come? Ripartendo da Forza Italia.

«Dobbiamo chiamare a raccolta i giovani migliori e le energie migliori e insieme a loro rimetteremo in piedi Forza Italia. La sentenza mi rende sempre più convinto che una parte della magistratura sia un soggetto irresponsabile una variabile incontrollabile, con magistrati non eletti dal popolo, che è assurta a vero e proprio potere dello Stato che condizionato permanentemente la vita politica. Nessuno può comprendere la carica di violenza che mi è stata riservata in seguito ad una serie di accuse e processi che non avevano fondamento: è un vero e proprio accanimento giudiziario che non ha uguali».

«Rimettendo in campo Forza Italia - continua il leader del Pdl - puntiamo a chiedere agli italiani di darci la maggioranza per cambiare il Paese e fare quelle riforme necessarie, a partire dalla più indispensabile che è quella della giustizia». Lo stesso capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel commentare in una nota la sentenza, ha auspicato che «possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l'esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all'amministrazione della giustizia».

E adesso che cosa accade? «La pena principale è definitiva ed è eseguibile», osserva il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. Per l'anno che rimane il Cavaliere ha due possibilità: l'affidamento in prova ai servizi sociali o gli arresti domiciliari. L'ex presidente del consiglio non sconterà la pena in carcere. La tensione tra i due principali azionisti dell'Esecutivo Letta di larghe intese è alta.

Solo a ottobre decisione tribunale Milano su esecuzione condanna
La condanna a 4 anni di reclusione per l'ex premier è dunque eseguibile, ma la decisione dei giudici di Milano arriverà solo in ottobre. L'ex premier infatti avrà tempo fino al 15 ottobre per chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali o gli arresti domiciliari. A decidere sarà il Tribunale di sorveglianza di Milano dopo aver sentito il parere della Procura generale. Mentre sarà la Procura ad avviare l'iter nei prossimi giorni, non appena riceverà le carte da Roma.

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