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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2013 alle ore 08:57.

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(Reuters)(Reuters)

Il dipartimento di Stato Usa ha annunciato che prolungherà fino al 10 agosto la chiusura di ambasciate e consolati dopo la minaccia di un attacco ad opera di al Qaeda contro gli interessi americani nel mondo, resa nota nei giorni scorsi. Si tratta, in particolare, di 19 ambasciate e consolati Usa in Medio Oriente e in Africa. La lista comprende 15 rappresentanze già chiuse ieri, così come quattro nuove sedi, ha precisato il dipartimento di Stato.

Non si tratta di un'indicazione legata a nuove minacce, piuttosto di un'indicazione del nostro impegno a dare prova di prudenza e a prendere tutte le misure appropriate per proteggere il nostro personale, compresi gli impiegati locali e i visitatori», ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki. Secondo il comunicato emesso da Washington, le sedi diplomatiche interessate al provvedimento sono quelle ad Abu Dhabi, Amman, Il Cairo, Riad, Dhahran, Geddah, Doha, Dubai, Kuwait City, Manama, Mascate, Sanaa, Tripoli, Antananarivo, Bujumbura, Gibuti, Khartoum, Kigali e Port Louis, che resteranno chiuse fino a sabato prossimo.

Saranno riaperte oggi per la gestione degli affari correnti, le sedi di Dacca, Algeri, Nouakchott, Kabul, Herat, Baghdad, Bassora ed Erbil.

Massima allerta a Islamabad
Intanto, la Cnn riferisce che Islamabad è in stato di massima allerta per la possibilità di un imminente attacco terroristico contro i comandi militari che hanno sede sulle colline di Margalla, che sovrastano la capitale del Pakistan. Lo hanno riferito due alti funzionari della sicurezza locale.
Tra gli edifici intorno ai quali le misure di sicurezza sono state rafforzate i comandi dell'aeronautica e della Marina. L'allerta sembra collegato all'allarme lanciato ieri dagli Stati Uniti di possibili attentati contro gli interessi americani nel mondo e che ha portato alla chiusura di 21 tra ambasciate e consolati in diversi Paesi musulmani. Tra queste non figura la legazione americana in Pakistan. L'attacco «sarà grande e strategicamente significativo». Così, riferisce la Abc, lo hanno definito gli esponenti di Al Qeda nella Penisola Arabica, il braccio yemenita del gruppo fondato da Osama bin Laden, nelle intercettazioni che hanno fatto scattare ieri l'allarme. Il funzionario che ha fatto filtrare il particolare alle rete, ha sottolineato che la «parte più allarmante è la fiducia che (i pianificatori dell'attacco) hanno dimostrato comunicando tra di loro con un aria di grande sicurezza».

Secondo Saxby Chambliss, esponente di spicco della Commissione Intelligence del Senato queste conversazioni «ricordano molto le frasi usate prima degli attentati dell'11 settembre». Rivelazioni da brividi che purtroppo confermano quello che per tutta la giornata di ieri è stato detto e ripetuto da autorità militari e vertici politici: «Siamo di fronte a un flusso di minacce significative a cui stiamo reagendo», ha affermato il generale Martin Dempsey, capo degli stati maggiori delle Forze armate ai microfoni della Abc. «Queste minacce - ha aggiunto Dempsey - sono più specifiche rispetto al passato e il loro scopo non è solo attaccare gli Stati Uniti ma l'Occidente». Sulla stessa linea Peter King, presidente della Commissione Intelligence del Congresso: «Non abbiamo più dubbi che ci sia un complotto e che si stiano preparando gravi attacchi. Sono circa sette-otto anni che partecipo a briefing e vengo informato in modo regolare su questi temi. E posso dire - spiega alla Cnn - che questa è la minaccia più specifica che abbia mai visto in questi anni. Qui non si tratta solo di connettere le supposizioni: c'è una informazione molto specifica sul fatto che si stanno pianificando attacchi. Ma ovviamente non sappiamo dove».

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