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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2013 alle ore 08:51.
L'ultima modifica è del 10 agosto 2013 alle ore 09:55.
Generalmente si fa riferimento al capo della banca centrale come bastione contro le pressioni politiche mirate a ridurre i tassi di interesse e ad aumentare l'inflazione. Anche la mia ricerca del1985 sull'inflazione e sull'indipendenza della banca centrale ha dimostrato che, in tempi normali, si tende a scegliere un banchiere che pone maggior enfasi sulla stabilità dei prezzi in relazione alla disoccupazione rispetto a un cittadino medio informato. Insediare un banchiere centrale «conservatore» aiuta a tenere sotto controllo le aspettative sull'inflazione, mantenendo bassi i tassi a lungo termine e mitigando le pressioni al rialzo su prezzi e stipendi.
Negli ultimi 25 anni, il mantra del «fissare il target dell'inflazione» (che ho introdotto con il mio documento nel 1985) è servito come strumento per contenere le aspettative relative all'inflazione rassicurando il pubblico rispetto alle intenzioni della banca centrale. Ma l'enfasi eccessiva su target ridotti dell'inflazione può risultare controproducente nel periodo successivo alla peggior crisi finanziaria degli ultimi 75 anni. Invece di preoccuparsi dell'inflazione, i banchieri centrali dovrebbero focalizzarsi sul rilancio dell'economia. Il vero problema è che sono stati talmente bravi a convincere l'opinione pubblica che l'inflazione è il nemico numero uno che hanno ora difficoltà a indurre la gente a credere nella loro volontà di affrontare la reflazione. Ecco perché l'intenzione di nominare una «colomba» non è poi così male.
Yellen ha già la reputazione di «colomba» nella Fed per i suoi interventi che hanno sempre dimostrato una forte preoccupazione rispetto al tasso elevato della disoccupazione. E nonostante molti della sinistra considerino Summers come un sospetto conservatore, non lo è quando si tratta di inflazione. Il suo documento del 1991 sulla politica monetaria è spesso citato come uno dei primi ad argomentare la possibilità di evitare dei target di inflazione bassi, in parte per dare alla banca centrale più margine per ridurre i tassi di interesse. In quegli anni, Summers si considerava una «colomba» della politica monetaria. Una volta ha anche detto: «Sosterrei alla guida della politica monetaria uno che si opponesse all'inflazione più di quanto lo faccia io». Ma ora il carattere conciliatorio di Summers non è più un problema. Di fronte a una rigidità al ribasso degli stipendi nominali, un'inflazione più elevata faciliterebbe l'aggiustamento del settore e permetterebbe di ottenere un lieve ma utile impatto sulla riduzione del peso del debito.
Se in tempi normali è meglio avere un banchiere centrale conservatore, ora siamo in un contesto anomalo in cui serve di più avere un banchiere centrale poco ortodosso per contrastare le aspettative della deflazione. Una versione del conclave per l'elezione del Papa applicata alla Fed avrebbe grandi difficoltà a decidere se dare la fumata bianca per Yellen o Summers, o per qualcun altro (un altro ex vicepresidente Fed, Donald Kohn, sembra essere tra i candidati papabili) con inclinazioni simili.
(traduzione di Marzia Pecorari)
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