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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 14:10.
L'ultima modifica è del 14 agosto 2013 alle ore 08:06.

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Il premier ringrazia la polizia per il «ritegno»
Il premier egiziano, Hazem el Beblawi, ha detto che la polizia ha agito con «il massimo ritegno» durante le operazioni di sgombero al Cairo dei sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi. In un discorso in tv, Beblawi ha voluto «ringraziare la polizia per aver agito con il massimo ritegno». Giustificando l'intervento delle forze dell'ordine, il premier ha detto che «nessun Stato che si rispetti avrebbe potuto tollerare» l'occupazione da un mese e mezzo delle due piazze da migliaia di manifestanti.

Assalto alla Biblioteca di Alessandria
Militanti dei Fratelli Musulmani hanno sferrato un attacco contro la Biblioteca di Alessandria. Lo rende noto la televisione di Stato. Si tratta di una rappresaglia per le operazioni di sgombero dei sit-in a sostegno del deposto presidente Mohammed Morsi messe in atto oggi dalle forze della sicurezza egiziana. Sono circa un centinaio le vittime degli scontri registrati oggi in Egitto tra i sostenitori di Morsi e gli agenti.

Uccisi43 agenti
Almeno 43 poliziotti sono rimasti uccisi durante gli scontri con i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi. Lo ha riferito il ministro dell'Interno egiziano.

Quattro giornalisti fra le vittime
Sono 4 i giornalisti uccisi ieri al Cairo, tra i quali un cameraman di Skynews, due croniste e un collega egiziano. Lo ha denunciato il segretario del sindacato dei giornalisti, Gamal Abdel Rehim, alla Tv di Stato egiziana, chiedendo l'apertura di una inchiesta

Le forze dell'ordine egiziane si erano impegnate a condurre un'operazione "graduale" per lo sgombero delle piazze del Cairo occupate dai sit-in dei Fratelli Musulmani, iniziato all'alba. Il bilancio delle vittime appare comunque destinato ad aggravarsi. Le autorità egiziane dal canto loro parlano di 56 morti in tutto il Paese, fra cui sei agenti di polizia; secondo i Fratelli, le vittime sarebbero oltre duemila e i feriti 10mila.

Gravi lutti nelle fila della Fratellanza: muoiono figlia e genero del numero due dei Fratelli, Khairat al-Shater, rimasti uccisi nell'operazione lanciata oggi dalle forze dell'ordine egiziane per disperdere il sit-in dei sostenitori dell'ex presidente Morsi davanti alla moschea di Rabaa al-Adawiya, al Cairo. Khairat al-Shater, attualmente in prigione, è considerato uno degli uomini più influenti della Fratellanza e uno dei suoi principali finanziatori. Il prossimo 25 agosto sarà a processo insieme a Rashad Bayoumi, altro potente leader del movimento, e alla Guida suprema, Mohammed Badie, attualmente in fuga. Tutti e tre sono accusati di istigazione all'omicidio, riguardo agli scontri avvenuti a giugno davanti al quartier generale dei Fratelli. Dai Fratelli al momento è giunta solo la conferma della morte della figlia 17enne di Mohamed el-Beltagy, un altro esponente del partito, che di recente aveva partecipato ai sit-in. La notizia è stata riportata da al Jazeera.

Intanto bruciano anche tre chiese copte, date alle fiamme dai sostenitori del deposto presidente Morsi, dopo l'avvio delle operazioni di sgombero dei loro sit-in al Cairo da parte delle forze armate. Secondo fonti della sicurezza, due chiese sono state attaccate e in parte incendiate nella provincia di el-Menia. Un movimento della gioventù copta, Youth Maspero Union, ha accusato i Fratelli di aver «lanciato una guerra di rappresaglia contro i copti». In questa regione, dove vive un'importante comunità cristiana, ci sono stati anche scontri tra le forze dell'ordine e sostenitori dell'ex presidente, che hanno bloccato strade e incendiato pneumatici.

I punti della protesta
A Sohag
, una città più a sud dove vivono molti cristiani, alcuni sostenitori di Morsi hanno lanciato molotov contro la chiesa Mar Gergiss. I copti hanno sostenuto la destituzione di Morsi da parte delle forze armate e il patriarca copto Tawadros II è apparso al fianco del generale Abdel Fattah al-Sissi nell'annuncio tv dell'intervento militare del 3 luglio. I copti rappresentano fra il 6 e 10% degli 84 milioni di egiziani, sono una minoranza che si sentiva protetta da Hosni Mubarak e ha salutato con diffidenza la rivoluzione di piazza del 25 gennaio 2011.

La tensione resta comunque alle stelle in diverse zone cairote: in particolare in quello di al-Mohandessin, un sobborgo residenziale di Giza, dove i seguaci islamisti stanno tentando di radunarsi in piazza Mustafa Mahmoud. Secondo i Fratelli, già due manifestanti sarebbero stati uccisi da «cecchini del ministero dell'Interno». Una marea umana si starebbe inoltre concentrando intorno alla moschea di al-Nour, nel quartiere centrale di Abbasiyah, dal quale i sostenitori di Morsi intendono raggiungere piazza Rabaa al-Adiwiyah, dove ancora in parte resiste uno degli accampamenti attaccati. L'altro, in piazza al-Nahda, è stato invece smantellato.

Trasporti bloccati
Il governo egiziano ha bloccato la circolazione dei treni per evitare manifestazioni al di fuori dalla capitale. L'emittente panaraba Al Jazeera riferisce che ad Alessandria i cittadini sono già scesi in piazza e la principale strada è stata bloccata.

Preoccupazione Ue
La notizia dei morti durante lo sgombero è "estremamente preoccupante" per la Ue. "Ribadiamo che la violenza non condurrà ad alcuna soluzione e facciamo appello alle autorità egiziane a procedere col massimo autocontrollo" ha detto il portavoce di Catherine Ashton.

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