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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2013 alle ore 13:55.
Lucio Caracciolo ha scritto ieri su La Repubblica che non ci sono più pompieri per domare l'incendio. Ma prima di arrendersi all'apocalisse, la comunità internazionale, l'Europa, la Turchia possono fare moltissimo per stringere la loro pressione attorno alle parti in causa e spingerle verso quell'accordo, che esse di sicuro oggi non vogliono. È a questo fine che serve mettere in gioco da parte di ciascuno i rapporti che ha con l'Egitto, la continuità della sua partecipazione a contesti internazionali che concorrono al suo ruolo, la reputazione di cui godrà, che nel mondo di oggi è un fattore importantissimo e tanto più lo è per i paesi che vivono offrendo agli altri il loro patrimonio culturale e turistico. Non avrebbe vita facile un governo egiziano di larghe intese. Ma sarebbe per le sue componenti una scuola essenziale di convivenza e di accettazione reciproca, una scuola sulla concezione stessa del potere democratico che, in quanto tale, non può essere mai dimentico delle ragioni di chi non ne sia temporaneamente investito. Sono idee e concezioni che albergano anche nella Fratellanza, certo insieme ad altre che le contraddicono. Se si riesce a farle prevalere, e non invece a farle distruggere, un filo della mia fiducia nella democrazia islamica rimarrà vivo.
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