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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 17:00.
L'ultima modifica è del 06 settembre 2013 alle ore 15:29.
L'impegno dell'Italia a ridurre il cuneo fiscale, con una prima soluzione che dovrebbe vedere la luce già nella prossima legge di stabilità, rimbalza anche al G20 di San Pietroburgo. L'Italia ha preso in questo ambito una serie di impegni tra cui il taglio del cuneo fiscale e il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese. A quanto si apprende gli impegni sono contenuti nelle valutazioni sui Paesi allegate alle conclusioni del G20, in cui si chiede all'Italia di continuare con le riforme. Il Paese, si legge nel report, «ha compiuto buoni progressi sulla strada delle riforme strutturali in particolare nei settori delle pensioni, spending review, riforma del mercato del lavoro ed efficienza della Pa». Al termine del vertice, il presidente del Consiglio Enrico Letta traccia un bilancio che, al di là della questione Siria, è - a suo avviso - positivo: l'Italia «non è più dietro alla lavagna. Negli altri G20 ci avevano dato i compiti a casa perché eravamo stati malandrini, non ci prendiamo più bacchettate sulle dita, i compiti a casa li abbiamo fatti, ora c'é bisogno di vedere la terra promessa», afferma.
Il premier: abbattere il cuneo fiscale per rendere il lavoro conveniente
«Dobbiamo abbattere il cuneo fiscale e rendere il lavoro più conveniente - spiega Letta, nella conferenza stampa al termione del meeting -. L'abbiamo già fatto per il lavoro giovanile e lo faremo nei prossimi mesi attraverso la discussione con le parti sociali». «In autunno - aggiunge il premier - ci sarà dialogo con parti italiane, anche sulla base del documento tra sindacati e Confindustria anche perché riteniamo che in Italia il lavoro si faccia in tanti modi e uno di questi é la riduzione del cuneo fiscale». Insomma, il governo considera «essenziale» l'abbattimento del cuneo fiscale per rilanciare il
lavoro in particolare per i contratti a tempo indeterminato. E su questo l'Italia ha preso un impegno formale al G20.
Letta: la crescita e l'occupazione dei giovani è il cuore del documento
Più in generale, dal G20 di San Pietroburgo arriva un «messaggio molto forte su crescita, lavoro e occupazione». Nella conferenza stampa conclusiva il premier ricorda che la crescita «è il vero cuore del documento». «Le sette priorità chieste dall'Italia alla fine sono state raggiunte praticamente in toto e compensano la delusione sul tema della Siria», sotrtolinea. Per la prima volta, il Paese non arriva a un importante meeeting internazionale come "osservato speciale". Un altro elemento che il premier mette in evidenza è «la grande questione del lavoro, molto sentita e importante: «Siamo riusciti a mettere una centralità alla questione dell'occupazione giovanile. Qui al G20 si creano le base giuridiche e di consenso politico perché le istituzioni, l'Unione europea in testa, vadano in quella direzione». Infine, il capitolo della lotta all'evasione e ai paradisi fiscali, «legato soprattutto al tema delle multinazionali, che consente loro di pagare poche tasse in alcuni paesi, sfruttando le regole fiscali diverse da Paese a Paese».
Saccomanni: sugli impegni dell'Italia ci sarà monitoraggio del G20
Al termine del summit il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ricorda che gli impegni presi dall'Italia al G20 sul piano economico e in termini di riforme saranno «oggetto di monitoraggio nei prossimi mesi».
Letta: c'è bisogno di stabilità politica
Nella conferenza stampa Letta parla anche delle turbolenze interne alla maggioranza. «Nessuno - afferma Letta - mi ha chiesto delle fibrillazioni» sul governo italiano.«Al G20 - spiega - ho colto molto interesse nei confronti dell'Italia, che giochi un ruolo e che ci sia stabilità: quindi c'è bisogno di un'Italia stabile, politicamente, finanziariamente ed economicamente».
Maggiore flessibilità nelle politiche di bilancio
Nel comunicato conclusivo del vertice, viene messo in evidenza che «a fronte di un contesto di ripresa che resta troppo debole, i paesi avanzati del G20 - tra i quali vi è anche l'Italia - si impegnano a mantenere politiche di bilancio "flessibili", pur continuando a perseguire l'obiettivo di finanze pubbliche sostenibili».
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