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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 10:08.

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Enrico Letta (Ansa)Enrico Letta (Ansa)

«Voglio da qui lanciare un messaggio molto forte contro la conservazione fine a se stessa. Cambiamo l'Italia, e non abbiamo paura di un cambiamento che vada nella direzione giusta, fatto per bene, con efficienza». Lo ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, citando le riforme istituzionali come primo obiettivo, ora, del suo governo. «Non stiamo sfasciando la Costituzione fatta dai Padri Costituenti, dobbiamo ammodernarla», ha detto, osservando che «il tema della riforma della politica, primo punto della riflessione, è stato oggetto da polemiche che voglio respingere con forza». Il presidente del Consiglio, a Caorle per la festa di Scelta civica, si è rivolto a «tutti quelli che dicono che le cose vanno bene così, che non bisogna toccare nulla» chiedendo «Ma ci rendiamo conto dove ci ha portato il conservatorismo istituzionale in questo Paese?».

«Superare il bicameralismo»
«Penso che la nostra Costituzione - ha osservato Letta - nella prima parte sia la più bella del mondo, ma non nella seconda. Due Camere che hanno esattamente gli stessi compiti, e una legge elettorale che da maggioranze diverse, non può funzionare, è una follia». Il premier ha quindi citato le reazioni dei «partner stranieri» quando la situazione dei conti pubblici è tornata sotto controllo: «E' un paese ingovernabile, politicamente impazzito». Anche per questo, ha detto, occorre una «riforma della politica che passa attraverso il superamento del bipolarismo perfetto, con una Camera che fa le leggi, e una legge elettorale di eleggersi il proprio parlamentare» e che serva anche per ai nostri partner .

«Terremo il deficit sotto il 3%»
Il debito pubblico è un incubo. Significa mangiarsi il futuro. È il voler risolvere i problemi di oggi con le risorse di domani, quelle dei nostri figli. Lo ricorda il presidente del Consiglio Enrico Letta, nell'intervento alla settimana sociale dei cattolici a Torino. Il premier commenta l'allarme della Bce sui rischi crescenti dell'Italia nel conseguimento dell'obiettivo di disavanzo previsto nel 2013. «Non bisogna sempre dare l'idea di essere sull'orlo di un vulcano in ebollizione», e ricorda che «stiamo facendo una fatica enorme a tenere in piedi il governo e le istituzioni».

Sullo sfondo delle parole del premier le continue fabrillazioni all'interno della maggioranza, successive alla condanna di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione. «Il nostro Paese - aggiunge - si salverà solo se c'è fiducia che passa per la responsabilità per ognuno di ogni, per la capacità di ognuno di fare la sua parte». Ieri in Giunta al Senato è stato raggiunto l'accordo sui tempi per il voto sulla relazione Augello, in merito alla decadenza del leader del Pdl.

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