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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2013 alle ore 07:21.

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Telecom-Telefonica, un regolamento attuativo di un decreto del governo Monti potrebbe far saltare l'affare

Giace a Palazzo Chigi un regolamento attuativo di un decreto legge Monti che potrebbe essere l'uovo di Colombo nell'affare Telecom Italia-Telefonica. Ma il Governo ha messo in stand by la cosa, di fatto disinteressandone: è l'accusa che arriva da politica e soprattutto da Paolo Gentiloni (PD): «Certo non blocchiamo Telefonica, ma l'Italia ha il diritto di mettere bocca sul destino di asset pubblici. Tanto più che c'è una legge che lo permetterebbe», dice al Sole24Ore. È il decreto legge 21 del 15 marzo 2012, che tra l'altro colma una lacuna italiana in seno all'Europa. Serve infatti a uniformare la nostra normativa a quella europea in fatto di golden share, che dà al Governo potere di intervento per tutelare gli interessi legittimi, essenziali e strategici del Paese. «Per la Sicurezza e la Difesa è stato fatto il regolamento attuativo. Per la rete tlc- che pure è strategica per il Paese- ancora no. Il testo giace a Palazzo Chigi- continua Gentiloni. Ieri, a un convegno di I-Com, ha sollecitato a risolvere, ma il rappresentante del Governo (Antonio Catricalà, viceministro allo Sviluppo economico) mi ha detto c'erano dubbi per il rischio che questa golden share sminuisse il valore di Telecom».

La partita della golden share
La golden share permetterebbe almeno al Governo di mettere bocca sulla strategia di Telefonica e sul futuro della rete, asset strategico italiano. È questa la partita da giocare adesso, secondo molti politici bipartisan. Ossia: se da una parte è vero che Telecom può vendere a chi vuole, è anche vero che è nell'interesse del Paese mantenere un qualche controllo sulla rete. «E lo possiamo ancora fare. In due modi: con la golden share, appunto, e con lo scorporo della rete», dice Gentiloni. «Sulla rete scorporata potrebbe esserci una presenza pubblica, a tutela degli interessi dell'Italia», conferma Andrea Rangone, a capo degli Osservatori ICT del Politecnico di Milano. Insomma, sarebbe un modo per salvare capra e cavoli: non bloccare l'affare Telefonica ma allo stesso tempo tenere un controllo sulla rete, volano dello sviluppo tecnologico e quindi della crescita economica italiana.

Palazzo Chigi nicchia
Ma è possibile solo se Palazzo Chigi vuole intraprendere questa via. Al momento non sembra così: «Il governo si chiama fuori», ha detto una fonte governativa interpellata da Reuters. Continua a nicchiare anche Cassa depositi e prestiti formalmente non interessa a entrare nel capitale Telecom. Oggi quindi sia il Pd sia il Pdl hanno chiesto al governo di riferire in Parlamento «Sulla questione della rete Telecom, gli ultimi Governi hanno scelto il silenzio. Prima sullo scorporo- trattato come se fosse una discussione privata tra Franco Bassanini della Cassa depositi e prestiti e Franco Bernabè (Presidente di Telecom). Ora lo stesso avviene con Telefonica», dice Gentiloni.

Sulla stessa onda Renato Schifani (Pdl) («La cessione di Telecom Italia agli spagnoli è un segnale preoccupante per il capitalismo italiano e per il nostro Paese. La circolazione di capitali è in genere un fatto positivo, ma quello che allarma sono i passaggi di proprietà, specie di asset strategici, sempre dall'Italia verso l'estero e mai viceversa»), Maurizio Gasparri (Pdl) («A questo punto diventa ancora più urgente definire il tema della rete. Lo scorporo è necessario proprio per la rilevanza strategica di questa struttura», Matteo Colaninno (PD) («Quando l'Italia resta priva di un pezzo industriale importante, è una perdita. A rischio c`è la garanzia dei dipendenti e del piano industriale») e altri, tra cui Beppe Grillo («il Governo deve intervenire per bloccare la vendita con l'acquisto della sua quota»).

La separazione della rete
«Telefonica da sempre ritiene che la rete non debba essere separata; un parere legittimo nel suo interesse che io non reputo allineato all'interesse del Paese», commenta Stefano Quintarelli (Scelta Civica), tra i massimi esperti del settore. È importante «concentrare tutti gli investimenti su un'unica rete nazionale, evitando duplicazioni e sprechi. Credo che sia fondamentale che politiche e presidio degli investimenti sulla rete debbano essere nazionali se no lasciamo una parte importante del futuro del paese nella discrezionalità estera». Quintarelli nota che questo rischio con le autostrade non c'è grazie al meccanismo delle concessioni, con cui allineare attività del concessionario con interesse del Paese. Ma nelle tlc le concessioni non esistono. «Un meccanismo per tenere in considerazioni gli interessi del paese a medio e lungo periodo sono però i cosiddetti "golden power" o poteri speciali attualmente in fase di redazione da parte del Governo. Li aspettiamo con ansia», continua Quintarelli, facendo fronte con Gentiloni su questa richiesta.

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