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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 16:18.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2013 alle ore 12:46.

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Bondi: voterò la fiducia se me lo chiederà Berlusconi
«A questo punto, pur essendo convinto che la cosa migliore sia sfiduciare questo governo, voterò la fiducia solo se me lo chiedesse il presidente Silvio Berlusconi. Nessun altro». Lo dichiara il coordinatore del Pdl Sandro Bondi.

Franceschini: porremo la fiducia, no a trattative
«Domani (oggi, ndr) il governo, che é formalmente nella pienezza dei suoi poteri, porrà comunque la questione di fiducia in modo che ogni scelta avvenga in parlamento, alla luce del sole, senza ambiguità e ipocrisie e senza alcuna trattative. Sopratutto sul principio, che il presidente del Consiglio ribadirà, di netta e totale separazione tra le vicende di governo e le procedure in corso nella giunta delle autorizzazioni del senato, nell'irrinunciabile rispetto delle regole di uno stato di diritto», ha detto il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Dario Franceschini.

Rispunta l'ipotesi Marina Berlusconi
Dopo mesi di indiscrezioni puntualmente smentite, Marina Berlusconi sarebbe ora pronta a scendere in campo per guidare la rinata Forza Italia. Fonti del Pdl, che chiedono il più stretto anonimato, riferiscono che la primogenita del Cavaliere avrebbe manifestato in queste ore tutta la sua rabbia e indignazione nei confronti di quella parte del Pdl pronta a girare le spalle all'ex premier e votare la fiducia al governo Letta. Le stesse fonti riferiscono che l'epiteto utilizzato da Marina Berlusconi per definire i pidiellini pronti alla scissione é di 'traditori'.

Abrignani: con la fiducia saremmo carnefici di Berlusconi
«Oggi dopo il chiaro tentativo della sinistra, a ogni livello, di voler eliminare il presidente Berlusconi dalla scena politica, e non solo, con che coraggio ci si può chiedere di votargli ancora una fiducia, trasformandoci in tal modo anche noi carnefici di Berlusconi?», ha sottolineato Ignazio Abrignani, responsabile elettorale del Pdl.

Grillo torna ad attaccare il Capo dello Stato
Beppe Grillo è tornato ad attaccare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, descritto come un polpo attaccato allo scoglio del Quirinale nell'ultimo post sul suo blog nel quale parla della condizione dell'economia italiana.

Il forcing delle colombe, la frenata del Cavaliere
Ieri in giornata Angelino Alfano è andato a Palazzo Chigi per presentare l'ultima proposta di mediazione. Il faccia a faccia tra il segretario del Pdl e Silvio Berlusconi di questa mattina aveva portato a una frenata da parte del Cavaliere che sembrava pronto a mettere da parte la decisione di sfiduciare il governo. Un arretramento dalle posizioni più oltranziste espresse da Berlusconi ieri durante l'assemblea dei parlamentari del Pdl, provocata dalla levata di scudi dei ministri del centrodestra che avevano fatto sapere l'altra notte attraverso Alfano di non essere disponibili a votare contro Letta. E per rendere ancora più forte questa determinazione erano e sono pronti a dar vita a gruppi autonomi parlamentari. I boatos del Transatlantico parlano di almeno 25/30 senatori e di circa la metà dei deputati. Carlo Giovanardi parla già di 40 senatori («Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è degli altri»). Un vero e proprio smottamento prodotto anche dal peso sempre più influente dei falchi nella nascente Fi. Alfano avrebbe voluto in tutti i modi evitare il divorzio dal Cavaliere. «Adesso dipende dalla risposta di Letta», era la convinzione di molti degli scissionisti. Il premier non si fida più e non può permettersi di rimanere "appeso" agli umori del Cavaliere alla vigilia del voto della Giunta sulla decadenza. Le chances che effettivamente si possa arrivare a una conclusione della crisi restano ridottissime.

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