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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 16:18.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2013 alle ore 12:46.

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Alfano si smarca: sì alla fiducia. Berlusconi: il Pdl voti no. Il premier respinge le dimissioni dei ministri Pdl. Colle: sbocco non precario - Videoanalisi

All'ultimo vertice nella notte a palazzo Grazioli, sede romana del cavaliere, è stata confermata la linea dura. Fonti Pdl riferiscono che Silvio Berlusconi ha deciso di non cambiare rotta ed oggi il Pdl voterà contro la fiducia al governo Letta. Dunque il Pdl si spacca e si conta. Al Senato, intanto, il nuovo gruppo di centro destra é pronto: «Ora siamo anche più di quaranta», spiega una colomba. Il gruppo potrebbe chiamarsi 'Nuova Italia'.

Ieri sera, il premier Letta ha respinto le dimissioni dei ministri ed oggi chiederà la fiducia dopo le comunicazioni alle 9,30 al Senato e alle 16 alla Camera. Nel pomeriggio l'affondo del Cavaliere contro il premier e il capo dello Stato. «Letta e Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità. Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l'agibilità politica?», ha scritto Silvio Berlusconi a «Tempi», in una lettera che sarà pubblicata il 3 ottobre. Lettera che, come risulta al Sole 24 Ore, è stata inviata via mail alle ore 15, dunque subito dopo l'incontro con Alfano. Una dichiarazione giunta in un momento di grande fibrillazione per il Governo Letta e per il Pdl. «Quando Letta ha usato l'aumento dell'Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento ho capito che non c'era più margine di trattativa», ha scritto.«Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo - ha sottolineato nella lettera - non per i 'miei guai giudiziari', ma perché si é nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette 'larghe intese'. Un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali». In questo clima ad alta tensione la lettera del Cavaliere non sembra né conciliante né scritta da qualcuno che è pronto a tornare sui suoi passi.

Napolitano: ora sbocco non precario
«Nell'incontro di questa mattina» (ieri, ndr) tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «si é configurato con il presidente del Consiglio il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell'azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014», si apprende dall'ufficio stampa della Presidenza della Repubblica.

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