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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2013 alle ore 13:03.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2013 alle ore 15:38.

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Uno sciopero nazionale di quattro ore contro la legge di stabilità. Articolato a livello territoriale da qui a metà novembre. Lo hanno annunciano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti al termine del loro incontro. L'obiettivo è chiedere e sostenere il cambiamento della legge di stabilità in Parlamento, su cui hanno ribadito il «giudizio negativo», perché «condanna il paese alla stagnazione senza crescita».

Taglio del carico fiscale insufficiente
Nel mirino la riduzione del carico fiscale «del tutto simbolica e quindi inefficace». A metà novembre le tre sigle riuniranno i loro direttivi per fare il punto sull'esito della mobilitazione anche in base ai lavori parlamentari. Nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil chiederanno un incontro con i capigruppo di Camera e Senato per «spiegare le nostre ragioni e convincerli della necessità di introdurre dei cambiamenti».

Lavoro al centro
Per il leader della Uil Angeletti la legge di stabilità nella sua versione attuale non è lo strumento utile «per raggiungere l'obiettivo che lo stesso governo aveva indicato ossia una inversione di tendenza nella politica economica del Paese». Secondo il segretario della Cisl Bonanni «non si è voluto mettere mano sugli sprechi, le ruberie e gli assetti di potere. Ha vinto il partito della spesa pubblica». Mentre per il numero uno di corso d'Italia la priorità è spostare risorse «per ridurre il peso fiscale su lavoratori e pensionati». Obiettivo raggiungibile «anche a saldi invariati». E al viceministro dell'Economia Stefano Fassina che ha definito lo sciopero «un errore» Camusso replica: «È un errore fare una legge di stabilità che non è nel segno del cambiamento e non ha messo il lavoro al centro».

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