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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 06:45.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:38.

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Quarto piano di Via Broletto 13 a Milano, quartier generale del gruppo Piaggio. Tra meno di 24 ore, Roberto Colaninno dovrà affrontare le domande dei giornalisti nella conferenza stampa di apertura dell'Eicma, il salone del ciclo e motociclo di Milano, dove Piaggio presenta la nuova Vespa Primavera.

Ma con il caso Alitalia che domina la scena, il rischio è che oggi le domande finiscano tutte per convergere su un solo argomento: chi saranno i prossimi padroni di Alitalia, quale ruolo avrà Air France, il perchè delle sue dimissioni da presidente, l'ascesa e la caduta della "cordata dei patrioti". E allora, meglio anticipare l'assalto, sperando così che all'Eicma resti spazio anche per la Piaggio, quella che considera davvero la "sua" impresa.

«Ho creduto nel progetto Alitalia nel 2008 - esordisce Colaninno - e continuo a credere e a difendere l'investimento che ho fatto: Alitalia è un marchio straordinario, una compagnia con enormi potenzialità di business pur operando in un mercato altamente competitivo e in continua evoluzione. È un vettore che offre destinazioni uniche al mondo come Roma, Firenze o Venezia, e che quindi come loro dovrebbe quasi "vendersi da solo". Sa che cosa mi ha detto l'amministratore delegato di una grande compagnia aerea internazionale? «Ma voi come fate a non guadagnare?»

E lei che cosa ha risposto, visto che la stessa domanda se la fanno milioni di italiani? Siete partiti con un'azienda priva di debito e con rotte redditizie e protette, come il Roma-Milano. Come avete fatto a perdere soldi, bruciare la liquidità e tornare sostanzialmente alla situazione del 2008? E tra l'altro, visto che lei si è dimesso pochi giorni fa da Presidente della compagnia, a che titolo sta parlando ora visto che ci troviamo nella sede della Piaggio e non di Cai?
Comincio dalla fine. Sono il presidente in carica di Alitalia e manterrò tutte le deleghe fino al momento in cui, dopo l'aumento di capitale, verrà espresso un nuovo azionariato e la governance sarà conseguente a questo nuovo azionariato. Al momento, posso dire che una volta chiusa la ricapitalizzazione diventerò solo un azionista di riferimento che ha tutta l'intenzione di salvaguardare il proprio investimento. Non mi hanno cacciato, ho avvisato che avrei passato la mano.

Detto questo, passiamo all'analisi di quanto è accaduto dal 2008 a oggi. Questo giornale, attraverso gli articoli del collega Gianni Dragoni, ha più volte messo in dubbio nel corso degli anni la capacità di Alitalia di poter stare a lungo sul mercato senza altre ricapitalizzazioni o contando solo sui soci di Cai: un'ipotesi, questa, che avete sempre smentito. Aveva ragione lui...

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