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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 15:22.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2013 alle ore 17:34.

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Il presidente della Bce Mario Draghi (Reuters)Il presidente della Bce Mario Draghi (Reuters)

Per la Germania è un torto, per l'Italia e la Francia un bel regalo. Il taglio dei tassi d'interesse allo 0,25% deciso ieri dal presidente della Bce Mario Draghi solleva durissime critiche della stampa e dei responsabili dei fondi pensionistici tedeschi.

Per la progressista Sueddeutsche Zeitung è una sorta di esproprio: «Risparmiatori espropriati e azionisti ricchi», titola il quotidiano, sottolineando che «a chi porta i soldi in banca, da anni il denaro scivola dalle mani. L'inflazione è più elevata degli interessi serviti dalle banche». E il presidente delle Casse di Risparmio tedesche, Georg Fahrenschon dichiara al giornale che «i bassi tassi di interesse causano ai risparmiatori perdite durevoli che assomigliano quasi ad un esproprio».

Il quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) titola "Colpo di timpano di Draghi": per l'abbassamento dei tassi erano «risuonate aperte richieste da Roma e Parigi», fa notare la Faz, aggiungendo che con questa misura «le banche possono finanziarsi in pratica a costo zero per comprare titoli di Stato. In questo modo la politica di Draghi contribuisce ad un conveniente finanziamento di Stato ai Paesi in crisi». La decisione di Draghi, sottolinea la Faz, «contraddice chi affermava che la crisi fosse quasi superata. L'Europa si sta spingendo già molto avanti su un terreno insicuro e oscillante».

La Thueringische Landeszeitung di Weimar definisce semplicemente «sbagliata» la politica dei tassi della Bce, che «non rafforza l'Europa, ma conduce più vicino all'abisso di politica finanziaria. Continuare ad abbassare i tassi, gettando sul mercato irresponsabili quantità di denaro a buon mercato, favorisce gli speculatori di Borsa e i Paesi indebitati del Sud, ma danneggia l'economia reale e gli Stati dalle finanze solide come la Germania».
«I piccoli risparmiatori tedeschi e chi compra casa non sono l'obiettivo primario della Bce», lamenta la Nuernberger Zeitung, mentre per la Leipziger Volkszeitung «il denaro che apparentemente non costa nulla, non vale la pena di essere messo da parte».

La stampa tedesca dà eco alle critiche delle associazioni dei consumatori tedeschi, che vedono minacciati i risparmi di chi mette da parte per la vecchiaia. Il presidente dell'Associazione dei titolari di polizze assicurative, Axel Kleinlein, dichiara al Tagesspiegel che il calo dei tassi di interesse fa svanire le speranze di un'adeguata sicurezza in vecchiaia, poiché «vengono puniti quelli che risparmiano per quando saranno vecchi». Anche il presidente dell'Associazione delle società di assicurazione (Gdv), Joerg von Fuerstenwerth, parla di «segnale fatale per chi in Germania risparmia per la vecchiaia».
Rimbalza sui media tedeschi la notizia della Reuters, secondo cui oltre un quarto dei 23 componenti del Consiglio direttivo della Bce, capeggiato dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, si sarebbe opposto alla decisione di abbassare i tassi di interesse.

Tutt'altro clima nei Paesi che invece aspettavano con ansia il taglio dei tassi. «Un bel regalo della Bce per la Francia e l'Italia», titola il quotidiano francese Le Figaro. «La Bce – osserva - non era mai stata così in ascolto dei responsabili politici del Sud dell'eurozona», gruppo di cui «ormai fa parte anche la Francia, alla luce delle sue previsioni di crescita».
Più distaccato lo sguardo della stampa Usa. Il Wall Street Journal sottolinea come il taglio dei tassi fosse la notizia che Italia e Francia aspettavano «disperatamente». Il Wsj nota che alla conferenza stampa della Bce dai giornalisti tedeschi non sono arrivate domande indignate, ma registra le dure reazioni delle banche e delle compagnie di assicurazione tedesche «per le quali la persistenza di bassi tassi d'interesse è una minaccia esistenziale». Il nuovo taglio dei tassi è stato «uno shock».

Il New York Times parla di «taglio a sorpresa» e nota che «prevedibilmente» la mossa è stata lodata dai Paesi con economie deboli e ha suscitato critiche in Germania, che ha una storica avversione per l'inflazione e teme che denaro facile porti allo sperpero nei Paesi dell'eurozona con maggiori difficoltà finanziarie. Il Nyt segnala lo «sgomento» dell'Associazione delle banche pubbliche tedesche, secondo cui tassi così bassi «svalutano sostanzialmente i risparmi in Germania e nell'eurozona e aumentano il pericolo di bolle». In Germania, aggiunge il Nyt, è opinione diffusa che non ci sia pericolo di deflazione. Il rallentamento dell'inflazione sarebbe solo un segno del fatto che i salari calano in Paesi come la Spagna e la Grecia, dove i costi del lavoro sono diventati troppo alti per permettere alle aziende di competere sui mercati internazionali.

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