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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 13:53.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2013 alle ore 08:43.

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La Banca centrale europea ha tagliato a sorpresa i tassi di interesse dell'area euro di 25 punti base, in questo modo il principale riferimento sul costo del danaro cala allo 0,25 per cento, nuovo minimo storico.

La decisione dei banchieri centrali europei viene letta da molti osservatori come una reazione al peggioramento di alcuni indicatori economici chiave. I mercati avevano ipotizzato una riduzione dei tassi per contrastare la frenata dell'inflazione e il timore della deflazione. L'ultimo taglio dei tassi della Bce risale al 2 maggio 2013, quando il refi era stato ridotto di un quarto di punto allo 0,50%, anch'esso un minimo record per l'Eurotower.

A decorrere dal 13 novembre prossimo, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali scenderà dall'attuale 1 per cento allo 0,75 per cento. Confermato infine a zero il tasso praticato sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali.

Subito dopo la decisione del taglio dei tassi da parte della Bce si è registrata una fiammata delle Borse : l'euro è crollato a 1,337 dagli 1,35 di questa mattina. Milano, che perdeva lo 0,7%, ora guadagna lo 0,8% mentre Parigi e Francoforte recuperano oltre l'1%.

Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti scende a 241 punti, dai 245 della chiusura di ieri, dopo la decisione della Bce di tagliare i tassi. Il rendimento del decennale é al 4,12%. Il differenziale Bonos/Bund, scende a 235 punti, per un tasso del 4,05%.

Si tratta del quinto taglio dei tassi consecutivo. A partire dal 1999 la Bce è intervenuta dieci volte, innalzando o abbassando i tassi di interesse: il 2 maggio scorso aveva tagliato di mezzo punto il costo del denaro a 0,5%; lo scorso anno, il 5 luglio, il taglio era stato di 25 punti base.

La conferenza stampa del presidente Bce Mario Draghi

Verso prolungato periodo di bassa inflazione

Secondo Draghi, l'eurozona si incammina «verso un prolungato periodo di bassa inflazione». Il presidente della Bce ha aggiunto che il tasso di inflazione salirà gradualmente fino ad arrivare a livelli inferiori al 2%. «Gli ultimi indicatori mostrano un'ulteriore diminuzione della pressione sui prezzi nell'area euro e le famiglie stanno beneficiando del calo dei costi dell'energia», ha sottolineato Draghi, «le dinamiche monetari e del credito restano deboli e, allo stesso tempo, le aspettative sull'inflazione continuano a essere fermamente ancorate, in linea con i nostri obiettivi».

La scelta della Bce di tagliare i tassi di interesse allo 0,25%, ha spiegato Draghi, è stata motivata da un «calo dell'inflazione più forte del previsto a ottobre». Il numero uno della Banca Centrale ha promesso chiarimenti prima della fine dell'anno: «A dicembre forniremo chiarimenti sulla nostra valutazione di inflazione bassa per un lungo periodo di tempo».

Decisione «efficace e presa a maggioranza»

Draghi difende la decisione, definendola «efficace: basta vedere la reazione dei mercati». Il presidente della Banca Centrale evidenzia che «c'è ancora spazio per i tagli»

Draghi ha precisato che «è stata una decisione presa a maggioranza. Il numero uno della Banca Centrale ha spiegato che nel Governing Council c'è unanime visione per mantenere «i tassi di interesse bassi per un prolungato periodo di tempo». Nella riunione odierna, «la principale discussione era su quando tagliare, ma c'era pieno accordo sulla necessità di agire», ha sottolineato Draghi.

L'euro forte «non ha pesato» sulla scelta

Draghi ha sottolineato che il rafforzamento dell'euro rispetto alle principali valute «non ha giocato alcun ruolo nella discussione odierna». I cambi, ha precisato il presidente della Bce, «non sono un obiettivo della Bce, ma sono importanti per la crescita e la stabilita' dei prezzi».

L'Eurozona ha i fondamentali più forti al mondo

«I fondamentali dell'Eurozona sono i piu' forti al mondo, e l'area è quella con il deficit pubblico piu' basso, anzi vanta un surplus primario dello +0,7%«. A rivendicare lo stato di salute dell'area dell'euro e' il presidente della Bce Mario Draghi, in conferenza stampa, riconoscendo al tempo stesso come questi dati positivi "non significano automaticamente una ripresa rampante".

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