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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 08:04.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:46.

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SIRACUSA - Una città con due anime, una immersa nella grecità, l'altra nelle nubi sulfuree del petrolchimico. Il dèmone dei mutamenti che agitava i romanzi di Elio Vittorini, scrittore siracusano nato nel 1908 nel cuore dell'isola di Ortigia, sta finalmente spaccando la crosta siracusana. L'inazione, che spesso monopolizza la narrazione degli ultimi vent'anni, non sempre coincide con la realtà.

I cambiamenti hanno investito sia il polo petrolchimico, che si è sbarazzato di una serie di produzioni altamente inquinanti, prima di tutto il luciferino impianto del clorosoda, sia la città antica, Ortigia, che oramai pullula di B&B e alberghi di charme, uno dei quali, il Domus Mariae, di proprietà delle suore-manager delle Orsoline, orgogliose del loro centro benessere con piscine riscaldate e spa. Le Orsoline albergatrici sono la metafora del cambiamento. A ricordarlo è stata la fondazione Ibm, che un anno fa ha scritto la missione di una città che nel 2005, insieme alla necropoli di Pantalica, ha ottenuto l'iscrizione nella lista dell'Unesco. Ibm, attraverso il progetto Smarter cities challenge, individua 33 città in giro per il mondo oggetto di un business plan elaborato da un gruppo di studiosi. Unica città italiana prescelta nel 2012 fu Siracusa. Tra le raccomandazioni, una in particolare: armonizzate l'inestimabile valore dei siti archeologici con uno dei più grandi poli petrolchimici d'Europa.

Un imperativo che tocca una delle rimozioni della città neoellenica, malgrado le contaminazioni tra i due pezzi di città siano evidenti: l'ibridazione della borghesia siracusana con tecnici e dirigenti attratti dal petrolchimico, e i reperti archeologici di cui pullulano i 20mila ettari del petrolchimico, l'ansa sinuosa tra il mare e i monti Iblei punteggiata dalla necropoli di Thapsos, la penisola di Magnisi e le saline. Siracusa per anni è stata una delle città più ricche del Mezzogiorno, un primato che ha pagato con l'inquinamento e le morti in aumento per tumore.

Uno dei temi cruciali è quello delle bonifiche. Syndial, la società dell'Eni nata nel Duemila con l'obiettivo di ripulire una parte del petrolchimico, ha inaugurato tre anni fa un megaimpianto per la depurazione delle acque di falda, il Taf, costato 100 milioni di euro. Lo smantellamento della fabbrica di clorosoda, due anni di lavoro e 30 milioni di costo, dismesso una decina di anni fa, dovrebbe partire i primi di dicembre. «Ci sono voluti cinque anni per ottenere tutti i permessi: se i siracusani visitassero più spesso questi luoghi, capirebbero che gli anni peggiori sono ormai alle nostre spalle», ricorda Andrea Armaro, il responsabile delle relazioni istituzionali dell'Eni in Sicilia. Che aggiunge: «Sulle bonifiche gli unici a muoversi sono stati i privati: il pubblico è completamente assente».
Il far west è alle spalle. Ma Siracusa non è Stoccolma, città con la quale è gemellata per via di Santa Lucia, la santa della luce patrona della città.

La neodeputata Sofia Amoddio ha presentato in luglio una lenzuolata di interrogazione al ministro dell'Ambiente sulla situazione in cui versano Priolo Gargallo, Augusta, Melilli e Siracusa. Premessa: sulle bonifiche si è legiferato senza soluzione di continuità dal 1995 al 2009. Costo totale per gli interventi: 774 milioni. Si litiga su tutto, pure su come rimuovere le stratificazioni di veleni nel porto di Augusta: intervenire o lasciare tutto così per non disperdere sostanze altamente tossiche in mare? La frammentazione di competenze tra Arpa, Asp (azienda sanitaria provinciale), quel che fu della Provincia, la sempre più caotica Regione siciliana e il ministero dell'Ambiente, orfano di Gianfranco Mascazzini, ha fatto il resto. Lo storico capo delle bonifiche, ora in pensione, con la Sogesid, il braccio operativo del ministero, ha proposto ovunque la medesima terapia, contestata duramente dai suoi detrattori: chilometri di lastre sotterranee per isolare gli impianti a rischio.

Servirebbe un'agenzia per le bonifiche o almeno una cabina di regìa. E invece non accade nulla, senza contare che l'arrivo dei russi della Lukoil, che hanno rimpiazzato la Erg dei Garrone nella gestione di due raffinerie (la terza è della Esso) complica la dinamica delle relazioni industriali.
I russi vanno per le spicce, e più volte hanno criticato la ridondanza della nomenclatura sindacal-rappresentativa («Da noi c'è un solo sindacato», ripetono a ogni incontro per marcare la distanza tra i due Paesi).
Il petrolchimico come parte del tutto. E la sinergia tra impianti green e Beni culturali come la nuova frontiera capace di riportarla ai fasti ellenici, quando Platone, passeggiando per l'isola di Ortigia, vagheggiava di instaurare la Repubblica dei filosofi. Ibm ci crede. E ci credono pure i turisti italiani e stranieri che quest'anno l'hanno affollata: più 5% sul 2012, dice con soddisfazione Fabio Moschella, imprenditore agricolo e neo assessore all'Economia della nuova maggioranza eletta in giugno. I siracusani hanno chiuso i conti con i vecchi comitati d'affari. Il nuovo sindaco del Pd, Giancarlo Garozzo, ha richiamato in servizio permanente tutti i cervelli espulsi dalla città.

Siracusa ha il 3% di raccolta differenziata e una società di gestione dei rifiuti, la Igm, che vince sistematicamente l'appalto dalla fine della seconda guerra mondiale. La pratica bollente è stata affidata a Emma Schembari, ex ricercatrice dell'Ispra che con un passaggio all'assessorato all'Ambiente della Regione ha conosciuto il grumo d'interessi che ha decretato di depositare i rifiuti solidi urbani nelle discariche dei soliti noti. Dice la Schemmari: «Dobbiamo arrivare al 40% di differenziata nel minor tempo possibile: è questione di civiltà». Civiltà e inciviltà qui si sovrappongono come i paradossi e le figure retoriche del pensiero greco. Il water front spezzato dall'osceno parcheggio sotterraneo intitolato a Talete, colata di cemento che inibisce la vista del mare dal carcere borbonico abbandonato, simboleggia uno dei tanti errori del passato. Ora il Comune, con l'aiuto del Cnr, vorrebbe trasformarlo in una scuola scientifica internazionale. Areté vo' cercando, avrebbe detto Platone, dove la parola greca traduce l'etica e l'estetica del buon governo. Tutto congiura affinché passato e futuro trovino una sintesi felice in questo presente. Siracusa e il Sud-Est della Sicilia non aspettano altro.

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