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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2013 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:14.

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La valutazione del recente passato e il fare progetti per il futuro prossimo è un esercizio naturale di fine anno. Quando si parla di economia globale nel 2013 e nel 2014, questo esercizio diventa anche necessario. L'anno scorso il rischio sistemico è diminuito. L'Europa ha fatto squadra attorno alla necessità di stabilizzare la zona euro, con la Banca centrale europea e la Germania a giocare i ruoli principali.

Si è completata la transizione della leadership in Cina e si è stabilita una direzione politica relativamente chiara, con un campo da gioco a più livelli per i settori privati e statali e un ruolo dei mercati in espansione - per non dire decisivo. Alle elezioni politiche, la Germania ha scelto la continuità, anche se sembra inevitabile un lungo periodo di crescita lenta e di disoccupazione elevata ed estesa.
Le economie emergenti (ad eccezione della Cina) sono state solo temporaneamente destabilizzate dalla previsione della stretta monetaria negli Stati Uniti. Si stanno, comunque, preparando per un mondo con un livello generale dei tassi di interesse più alto, contrassegnato da un rallentamento transitorio della crescita.
Negli Stati Uniti, il tasso di crescita annuo è stato sorprendente e la disoccupazione ha cominciato a scendere lentamente. Un'irritazione pubblica diffusa nei confronti di un Congresso polarizzato e disfunzionale può aver contribuito al raggiungimento di un accordo bipartisan sul bilancio e a una riduzione del rischio politico. Anche se sarebbe prematuro annunciare una tendenza, si può sperare che il pragmatismo e il compromesso prevarranno sulla rettitudine morale degli estremi politici. A nessuno piace vivere con soluzioni di ripiego di secondo o terzo grado, ma per ora questa è la realtà dell'America.
Guardando al futuro, si può prevedere un graduale processo di ripristino degli equilibri di bilancio e dinamiche di crescita equilibrate in una vasta gamma di economie. Ma questo non equivale a un pieno recupero. In Europa, una maggiore convergenza dei costi unitari del lavoro e riforme che hanno come obiettivo un'adattabilità strutturale rimangono sulla lista delle cose da fare. Negli Usa, il persistere di investimenti inadeguati nel settore pubblico è il principale fattore di blocco della piena realizzazione del potenziale di crescita.

Una recente proposta dall'economista Martin Feldstein punta nella giusta direzione: il finanziamento di un ampliamento del settore pubblico con uno stimolo fiscale a breve-medio termine in combinazione con un piano fiscale di consolidamento pluriennale. Se il nuovo spirito bipartisan va così lontano è da vedere; resta difficile la sfida politica di prendere impegni pluriennali.

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