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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2014 alle ore 10:41.
L'ultima modifica è del 16 gennaio 2014 alle ore 11:02.

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(LaPresse)(LaPresse)

«Se siamo seri oggi non possiamo non considerare quello che dice Forza Italia sulle regole». A fine giornata, in un'intervista concessa al berlusconiano Tg5, Matteo Renzi ribadisce la linea del dialogo con il partito di Silvio Berlusconi. Quanto al fatto che il leader del Pd sta organizzando l'incontro con l'avversario storico del centrosinistra proprio nella sede del Pd, Renzi replica seccamente ai suoi detrattori (il bersaniano Alfredo D'Attore lo ha invitato a non ricevere «un pregiudicato» a Largo del Nazareno): «Si dice contrario a incontrare Silvio Berlusconi chi con Berlusconi ci ha fatto il governo». E ancora: «Io non voglio fare il governo con Berlusconi. Io dico: Forza Italia che è il secondo partito italiano lo lasciamo da parte? Non lo consideriamo per la legge elettorale?».

Dunque la trattativa con Forza Italia va avanti, come conferma il colloquio dello stesso Renzi con Denis Verdini avvenuto martedì pomeriggio. Il leader del Pd ieri ha incontrato per la prima volta anche il vicepremier Angelino Alfano. Un faccia a faccia che segna "posizioni invariate". Alfano ha ribadito la preferenza del Nuovo centrodestra per il modello dei sindaci, ossia proporzionale di base con sbarramento al 5% e doppio turno di coalizione se nessuno raggiunge il 40%. Al massimo – come conferma al Sole 24 Ore il ministro alfaniano per le Riforme Gaetano Quagliariello – il Ncd è disposto a ragionare su una delle varianti affacciatesi nelle ultime ore: piccole liste bloccate, di pochi nomi, al posto delle preferenze (si veda il Sole 24 ore di ieri). Renzi da parte sua ha ribadito anche ad Alfano che la strada maestra è l'accordo anche con Berlusconi.

E il leader del Pd fa davvero sul serio quando parla di accordo con Forza Italia. Oggi alla direzione del partito Renzi chiederà e otterrà un mandato a trattare ad ampio raggio. L'incontro con Berlusconi è già fissato per sabato. Un incontro al quale potrebbe partecipare anche Enrico Letta, a dimostrazione del fatto che il Pd non gioca contro il governo. Lo schema è stato deciso durante il colloquio di Renzi con Verdini di martedì: con ogni probabilità l'accordo sarà chiuso sul modello spagnolo caro a Verdini e Berlusconi e che non dispiace a Renzi per l'effetto bipartitico che potrebbe produrre.

Si tratta di un sistema di piccole circoscrizioni con liste bloccate di pochi nomi (al massimo 5) – liste rese possibili dalla Consulta nelle motivazioni delle sentenza rese pubbliche lunedì – con in più un premio di maggioranza del 15% per la prima lista. Un modello che sovradimensiona i grandi partiti, impedisce di fatto le coalizioni e penalizza i piccoli partiti. L'apertura ad Alfano avverrebbe con la proposta di creare, oltre alle piccole circoscrizioni sparse su tutto il territorio, anche 9 circoscrizioni più grandi corrispondenti alle aree metropolitane.
Una mossa a tenaglia, insomma, nei confronti di Alfano. Ma davvero Renzi è pronto a chiudere con Berlusconi sullo spagnolo mettendo in pericolo il governo e avviandolo verso la fine se il Nuovo centrodestra dovesse impuntarsi? In realtà è già pronto un piano B: la convergenza sul Mattarellum corretto.

La riprova è nei contatti tra il braccio destro di Renzi in Parlamento Dario Nardella e il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta proprio su questo modello: 75% di collegi uninominali, 15% di premio di maggioranza, 10% di proporzionale-diritto di tribuna. Ufficialmente la linea di Forza Italia, tenuta in queste ore anche da Brunetta, è il sì al solo modello spagnolo. Ma l'alternativa del Mattarellum corretto è ben presente a tutti i protagonisti di questa pericolosa partita a risiko. L'unica cosa che il Cavaliere non vuole è proprio il doppio turno, che storicamente penalizza il centrodestra come dimostrano le elezioni dei sindaci nelle grandi città.
Sul Mattarellum più o meno corretto sono già pronti a convergere sia Sel (ieri Renzi ha pranzato con Nichi Vendola assicurandosi i voti dei suoi 7 senatori) sia Scelta Civica. E in teoria la scelta del Mattarellum potrebbe mettere in difficoltà il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

Anche se ieri Gianroberto Casaleggio è calato a Montecitorio per dettare la linea e frenare i dissidenti: «Con il Pd non si tratta – ha detto – le tre proposte presentate da Renzi sono tutte evidentemente astratte e incostituzionali». Questa la linea: il movimento avrà una sua proposta di riforma, che sarà discussa, decisa e votata con, e dagli, iscritti al M5S. E proprio ieri è partita sul blog di Grillo il percorso di consultazione in rete. Per portare a termine il referendum consultivo ci vorrà però del tempo: «Finiremo entro la fine di febbraio», avverte Casaleggio stoppando così eventuali trattative con altri partiti.

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