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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2014 alle ore 19:12.

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Per la giustizia civile il cantiere normativo è sempre aperto, ma i risultati sono davvero pessimi, se negli ultimi sette anni si registra un allungamento della durata media dei procedimenti ordinari in primo e secondo grado: dai 5,7 anni del 2005 ai 7,4 del 2011. Ma a dilatarsi non sono solo i tempi processuali: i costi di accesso al "servizio Giustizia", basandosi sul parametro del contributo unificato, sono cresciuti infatti tra il 2002 e il 2012 di oltre il 55% in primo grado, del 119% in appello e del 182% in Cassazione.

Riforme continue ma pochi risultati
A denunciare il fallimento di un decennio di interventi legislativi - segnato da ben 17 modifiche al Codice di procedura civile - e il paradosso di una giustizia continuamente riformata ma sempre più lenta e costosa è il Consiglio nazionale forense, presentando oggi a Roma l'Osservatorio permanente sulla giurisdizione. A poche ore dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario 2014 in Corte di cassazione - con la rituale diffusione dei dati sulla stagnazione della Giustizia, immobilizzata da cause pendenti e tempi lunghi dei processi - l'avvocatura punta il dito sull'iperattivismo normativo che non scalfisce i problemi della Giustizia ma li aggrava, nonostante la successione di Piani d'azione, decreti urgenti, continue riorganizzazioni e misure straordinarie per abbattere il contenzioso aggravando i costi per i cittadini.

Cittadini prime vittime della malagiustizia
Presentando presso la Camera dei deputati gli obiettivi dell'Osservatorio permanente sulla giurisdizione, un nuovo organismo previsto dalla legge di riforma dell'ordinamento forense con compiti di analisi e di proposta, il presidente del Cnf Guido Alpa ha sottolineato gli sforzi dell'Avvocatura per «contribuire al dibattito sulla efficienza della giustizia con progetti ragionevoli e credibili», anche perché una massa di «9 milioni di processi pendenti» e risarcimenti per l'irragionevole durata per ben 387 milioni nel 2013 «appesantiscono il lavoro e l'impegno anche degli avvocati, come professionisti e come cittadini», creando una scenario in cui «è pressoché impossibile dare risposta alle legittime richieste di tutela dei cittadini».

Avvocatura in campo
Il sostanziale fallimento delle riforme, che limitano l'accesso alla giustizia dei cittadini giocando anche sulla leva dei costi, impongono per il Cnf «un ripensamento del sistema attuale», che eviti «la strada dei tagli lineari e dei continui interventi sul codice di procedura civile, o l'introduzione di "filtri", decadenze e multe, a volte con uno spirito punitivo nei confronti della classe forense». Per Alpa, l'alternativa «all'abdicazione da parte dello Stato alla funzione giudiziaria» passa anche dall'Avvocatura, disposta «a impegnarsi sul campo, in via sussidiaria, a condizione che l'obiettivo sia quello restituire ai cittadini la possibilità di ottenere la tutela dei loro diritti tramite percorsi qualificati e professionali».

Le proposte dell'Osservatorio
In concreto, il pacchetto di interventi per la Giustizia elaborato dal Cnf prevede nuovi percorsi alternativi al processo su base volontaria affidati all'Avvocatura; presenza obbligatoria dei legali nell'ufficio legislativo di via Arenula per la redazione delle norme, e la partecipazione degli avvocati allo smaltimento dell'arretrato civile attraverso la stesura di sentenze, in modo da liberare così risorse da impegnare utilmente nei tribunali.

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