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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2014 alle ore 11:43.
L'ultima modifica è del 06 febbraio 2014 alle ore 17:15.

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«Questo è l'anno in cui o i problemi si risolvono o basta parlare di città metropolitane». Lo ha detto il segretario del Pd Matteo Renzi intervenendo ad un convegno di Confindustria a Firenze. Renzi ha parlato di «straordinaria occasione in Parlamento per le riforme». «Oggi dobbiamo avere il coraggio di dire che l'Italia ha avuto tempo a disposizione. Non basta più - ha aggiunto - accarezzare i problemi, è finito il tempo».

Bozza Senato: sarà di 150 persone
Renzi ha anticipato che oggi pomeriggio la direzione del Pd discuterà anche la bozza di riforma del Senato che sarà composto da «150 persone, di cui 108 sindaci di comuni capoluogo, 21 presidenti di Regione e 21 esponenti della società civile». Inoltre il Senato non sarà elettivo e «sarà senza indennità». Gli esponenti della società civile «saranno scelti temporaneamente dal presidente della Repubblica per un mandato». Il Senato «non vota il bilancio, non dà la fiducia, ma concorre all'elezione del presidente della Repubblica e contribuisce all'elezione dei rappresentanti degli organi europei».

La direzione questo pomeriggio
L'affondo di Renzi arriva a poche ore dalla direzione nazionale del partito (partecipa anche Letta) convocata alla sede del Pd a Roma alle 16 (in diretta streaming). All'ordine del giorno il tema governo non compare proprio: si parlerà appunto di riforma del Senato e del titolo V della Costituzione, a completare il pacchetto avviato con la legge elettorale. Renzi si presenterà non con un pacchetto "prendere o lasciare" ma con una proposta aperta alla discussione.

L'ipotesi di Renzi premier
Resta il nodo politico. La direzione segnerà, sono in molti ad aspettarselo, uno snodo nelle non proprio facili relazioni tra il Pd ed Enrico Letta. Con l'ipotesi che circola di un incarico a Matteo Renzi per palazzo Chigi, la riunione al Nazareno potrebbe portare sia il segretario del Pd sia il premier a scoprire, per quanto possibile, le carte. Ufficialmente tutti smentiscono che l'ipotesi che Renzi sia in campo, ma nei corridoi del palazzo, se ne parla da giorni. Il pressing per una assuzione diretta di responsabilità di Renzi è fortissimo. Da parte dei montiani, del Ncd, della sinistra del partito e anche di alcuni sei suoi uomini. Ma il segretario per ora frena: «No a manovre di palazzo, io non sono D'Alema». La linea ufficiale non cambia: il Pd lavora sulle le riforme e spetta al premier decidere come rilanciare l'azione del suo esecutivo, anche eventualmente con una compagine rinnovata.


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