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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 06:59.
L'ultima modifica è del 13 febbraio 2014 alle ore 09:18.

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Il palco del Teatro Ariston per l'edizione 2014 del Festival di SanremoIl palco del Teatro Ariston per l'edizione 2014 del Festival di Sanremo

L'anno scorso il Festival di Sanremo è costato alla Rai 1 milione e 554mila euro. Un budget non di poco conto, anche se in calo - bisogna dirlo - rispetto agli anni precendenti. Ad intervenire sui costi della kermesse musicale è direttamenete la Corte dei Conti, nella relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di Rai per gli esercizi 2011 e 2012. Secondo i giudici contabili l'ente radiotelevisivo deve adottare «un rigoroso piano di razionalizzazione e contenimento dei costi», ed é «indispensabile» una «sostanziale riduzione dei costi della produzione, in particolare per quelli riconducibili al festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone radiotelevisivo».

La Corte dei Conti, nella relazione, sottolinea che - anche se i costi dell'edizione 2012 registrano una sostanziale riduzione rispetto all'edizione 2011 - «in sintesi l'andamento dei costi risulta ancora nettamente superiore ai ricavi pubblicitari, con negativi riflessi sul MOL aziendale». E aggiunge: «È necessario pertanto che vengano adottate iniziative volte a conseguire una più significativa razionalizzazione dei costi».

Seppur in miglioramento, basta guardare il bilancio del Festival degli ultimi anni per mettere in fila una serie di "voragini": 7,8 milioni nel 2010, 7,5 milioni nel 2011, 4,8 nel 2012. In pratica un totale di 20,1 milioni di perdite in tre anni, per un totale di 15 puntate. Quindi significa che la Rai perde 1,34 milioni di euro per ogni serata di Sanremo.

La Corte dei Conti ricorda che la Rai ha sempre considerato il Festival un marchio e un evento di carattere strategico e, quindi, fondamentale per il suo palinsesto, «come dimostrato dalla rilevazione degli ascolti che, nelle ultime edizioni, ha fatto registrare picchi superiori al 60%, con una sensibile raccolta pubblicitaria (i ricavi pubblicitari e commerciali sono stati pari a 12.750 migliaia di euro per il 2010, a 13.022 per il 2011 e a 13.887 per il 2012)».

Per quanto riguarda i costi, quelli "esterni di rete", nel 2012 ammontavano a 8.223 euro. Tra gli oneri sono compresi anche i compensi per le risorse artistico/autorali. In particolare, proprio questa voce di bilancio relativa ai "costi delle risorse artistico autorali", è aumentata sensibilmente (+10,3% ) nel 2011, l'anno del festival targato Morandi-Canalis-Belen. Anche se compensata - solo parzialmente - dalla contrazione degli oneri relativi agli Ospiti (-590mila euro), questa voce comprende la conduzione e direzione artistica che per Sanremo 2011 è costata ben 1,156 milioni di euro.

Nel 2012, invece, il secondo Festival di Gianni Morandi è costato meno: l'apporto dei costi delle risorse artistico-autoriali ha registrato un calo di 24mila euro (-0,5%) rispetto al 2011. Mentre sono cresciute le spese per l'orchestra (+317mila euro) e per i conduttori e cast artistico (+276mila euro). Sensibile, invece, l'abbattimento degli oneri riservati agli ospiti (-641 mila euro).

La Corte dei Conti ricorda che per il Festival di Sanremo la Rai e stipula degli accordi negoziali stbiliti dalle parti, «sulla base di una specifica trattativa del tutto affrancata da minimi sindacali e più in generale da tariffe stabilite». Nella trattativa, precisano i giudici contabili, la Rai si attiene a determinati parametri che considerano il valore di riferimento del collaboratore e il tipo di impegno (qualitativo e quantitativo) richiesto. Ma la Corte dei Conti aggiunge: «In genere per la partecipazione al Festival di Sanremo, gli artisti propongono determinate condizioni che richiedono specifiche valutazioni, con appesantimento dell'iter negoziale».

In conclusione, nella relazione sui conti della Rai, la Corte dei Conti, «pur costatando la diminuzione delle società, rappresenta la esigenza di una rigorosa verifica della loro attuale necessità, tenuto conto che l'apporto complessivo delle controllate appare assai modesto, in quanto, ad eccezione di Sipra (ora Rai Pubblicità), la quasi totalità del fatturato é verso la Rai, senza alcuna significativa espansione all'esterno del perimetro delle proprie attività».

Sebbene l'esito della gestione del 2011 sia stato in generale positivo, «la società non ha ancora perfezionato un rigoroso piano di razionalizzazione e contenimento dei costi, tanto più necessario avuto riguardo ai negativi risultati delle gestioni precedenti e del 2012.In sintesi é mancata una manovra che potesse consentire di contrastare il sensibile calo dei ricavi, riducendo drasticamente e razionalmente i costi della gestione». Va segnalata, prosegue la Corte dei Conti, «l'esigenza di assumere tutte gli interventi che si riterranno più idonei per mantenere sotto stretto controllo l'andamento del costo del lavoro e degli oneri connessi, sia per la Società che per il Gruppo, considerata l'incidenza di oltre il 30% di tale fattore sugli oneri della produzione»

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