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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 09:11.
L'ultima modifica è del 20 febbraio 2014 alle ore 15:19.

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(Ansa)(Ansa)

È guerra a Kiev, gli scontri riesplosi dopo una finzione di tregua nella notte crescono di intensità di ora in ora. Si contano ormai decine di morti, almeno 25, il bilancio da martedì a oggi arriva a 50. Il ministero degli Interni ha autorizzato le forze dell'ordine a sparare per autodifesa, e armi pesanti sono ormai in mano anche ai manifestanti. Da una parte e dall'altra si dà la caccia a cecchini appostati sui tetti degli edifici presso la piazza dell'Indipendenza, il Maidan cuore della rivolta. I corpi, denunciano i testimoni, hanno ferite di arma da fuoco alla testa e in fronte, non si spara alle gambe. Una soglia è stata varcata. Il sindaco di Kiev, Volodymyr Makeyenko, ha lasciato il partito delle Regioni, a cui fa capo il presidente Viktor Yanukovich. Deputati e impiegati hanno evacuato il palazzo della Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) per motivi di sicurezza. Per questo motivo l'incontro tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia con il presidente Yanukovich è stato spostato altrove. È in corso da più di quattro ore: e secondo l'agenzia polacca Pap, il colloquio a un certo punto è stato interrotto da Yanukovich, per poter telefonare a Vladimir Putin. I ministri europei starebbero cercando di convincere il presidente ucraino ad accorciare il proprio mandato. Almeno 45 atleti ucraini presenti a Sochi per partecipare ai Giochi olimpici stanno rientrando nel proprio paese. Alcuni, come la sciatrice Bogdana Matsotska e il suo allenatore, il padre Oleg Matsotskiy, lo hanno deciso «in segno di protesta contro le azioni banditesche verso i manifestanti». Ieri il Cio aveva vietato agli atleti ucraini di indossare una fascia nera sul braccio per ricordare le vittime degli scontri di Kiev. La Carta olimpica non consente manifestazioni di segno politico.

Sul Maidan di Kiev pochi ci credevano, e infatti la tregua annunciata mercoledì notte da Viktor Yanukovich, e confermata da Vitaly Klitschko e Arseniy Yatsenyuk - i due leader dell'opposizione - non si è mai materializzata, come se dimostranti e forze dell'ordine prendessero ordini da tutt'alta parte. Prima dell'alba sono riprese le esplosioni, gli incendi e gli scontri attorno alla piazza dell'Indipendenza di Kiev, cuore della rivolta. In un primo momento i manifestanti - tra loro gruppi radicali che non si riconoscono nei partiti di Klitschko e Yatsenyuk - hanno visto indietreggiare i Berkut, gli uomini delle truppe antisommossa che affiancano le forze di polizia. Temono soprattuto i cecchini della polizia appostati sui tetti degli edifici che circondano il Maidan, alcuni di loro sarebbero stati catturati dai manifestanti. Poi, le voci di un'imminente offensiva delle forze dell'ordine che attendono rinforzi, forse anche dai militari. Il bilancio di questa nuova battaglia è di almeno 17 morti, testimoni riferiscono di diversi corpi con ferite di arma da fuoco. Malgrado gli scontri, anche attorno al palazzo presidenziale, i tre ministri degli Esteri inviati dalla Ue - il francese Laurent Fabius, il tedesco Frank-Walter Steinmeier e il polacco Radoslaw Sikorski - hanno incontrato il presidente Viktor Yanukovich ma altrove perché la sede della presidenza e altri edifici governativi sono stati evacuati.

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