Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 09:10.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 19:51.

My24

L'Italicum procede a piccoli passi verso il primo giro di boa. Slitta infatti a lunedì il via libera della Camera alla nuova legge elettorale. Per adesso l'intesa fra il premier, Alfano e Berlusconi regge alla prova dell'Aula: ieri sono stati bocciati gli emendamenti dei partiti minori a favore di un abbassamento della soglia di sbarramento. Manca l'accordo su alcuni punti spinosi, in particolare sulle quote rosa (osteggiate da Forza Italia, ma sostenute da deputate di tutti i partiti) e sul Salva-Lega.

Accantonato il Salva-Lega
L'emendamento sui partiti territoriali è stato accantonato, su richiesta del relatore della legge elettorale Francesco Paolo Sisto: sarà affrontato lunedì. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto che non interverrà nei lavori del parlamento, ma che svolgerà un "attento esame" sulla legge prima delle promulgazione.

Lunedì forcing finale
I lavori dell'Aula sono durati fino a tarda sera. Si riprende lunedì, con un forcing finale per ottenere il via libera della Camera: sono previste tre sedute (mattina, pomeriggio e notturna). Non si esclude però un ulteriore slittamento dei tempi: «Confidiamo di chiudere lunedì - spiega Lorenzo Guerini, braccio destro di Metto Renzi - ma se il dibattito parlamentare dovesse necessitare di altro tempo non sarebbe un problema».

Renzi: sì, ci sono stati un po' di franchi tiratori ma non sono preocccupato
Il capo del governo Matteo Renzi, che avrebbe voluto chiudere la partita già questa settimana, è ottimista. In un'intervista a La Stampa confida di non essere preoccupato: «Alla Camera abbiamo avuto molti voti su questioni difficili, come le soglie: e sono andati bene perché la maggioranza ha tenuto. Poi, certo, ci sono stati un po' di franchi tiratori, ma non devo esser io a spiegare che il Parlamento funziona così...». Insomma, conclude, «non sono preoccupato: avevo promesso una nuova legge elettorale in tempi veloci e così sarà».

Tensione sulla parità di genere
Rimane alta la tensione sulla parità di genere. Le quote rosa dividono, un asse trasversale di deputate preme per rafforzare le norme dell'Italicum sulla rappresentanza femminile in lista. L'iniziativa mette alla prova l'accordo tra Renzi e Berlusconi. La presidente della Camera Laura Boldrini lancia un appello ai partiti a non fare passi indietro e a riconoscere alle donne la possibilità di essere candidate in posizione eleggibile.

L'appello bipartisan delle 90 deputate
Novanta deputate dei partiti che sostengono la riforma elettorale - da Pd a Fi, da Ncd a Sc, Udc e Pi - hanno infatti sottoscritto un «appello aperto» ai leader dei loro partiti affinché sostengano gli emendamenti bipartisan per la parità di genere. Mentre i democratici aprono, Forza Italia non molla: il testo della legge elettorale non si tocca più, è il mantra tra gli Azzurri. Ma il Pd non dispera che il weekend di riflessione porti consiglio e alla fine il pressing vada a buon fine. Anche perchè il pressing è alto soprattutto all'interno del partito del Cavaliere: Prestigiacomo, Carfagna, Polverini, Gelmini e Santanché fanno fronte comune. Non è escluso che gli emendamenti bipartisan passino contro il parere del governo: «Non sarebbe una tragedia», sottolinea un renziano. Ma da parte dei deputati Fi sarebbe pronta la richiesta di voto segreto, nella convinzione che gli uomini farebbero fronte comune. Va poi considerato che quello della Camera è solo il primo passaggio. Al Senato la minoranza Pd spera di trovare varchi per far passare nuove modifiche su soglie e liste bloccate. E anche, se sarà necessario, sulla parità di genere.

L'accordo Pd - Fi tiene sul no alle preferenze
L'accordo tra Pd e Forza Italia tiene in primo luogo sul voto di preferenza.
Ieri l'aula ha infatti bocciato il primo degli emendamenti alla riforma elettorale che, se approvato, avrebbe fatto saltare le liste bloccate previste dal testo. I no sono stati 278, i sì 236, gli astenuti 2. Dopo una discussione dai toni anche accesi, in cui alcuni esponenti del Pd si sono espressi a favore delle preferenze, come Rosi Bindi e il lettiano Marco Meloni, i presentatori dell'emendamento (Pino Pisicchio, Giancarlo Giorgetti e Gennaro Migliore) sono tornati sui propri passi chiedendo nuovamente che si votasse a scrutinio segreto.
Alla fine i voti favorevoli sono stati 236, cioè molto più numerosi di quelli registrati in altri emendamenti proposti dai piccoli partiti (in media 180-190).

No a emendamento Pi - Udc su conflitto di interessi
La Camera ha respinto anche un emendamento che introduceva il conflitto di interessi. In particolare la proposta, presentata da Pi e Udc, prevedeva l'ineleggibilità per i titolari legali di aziende concessionarie pubbliche e anche per il proprietario che controlla direttamente o indirettamente l'azienda. A favore 157 deputati, contrari 319, mentre gli astenuti sono stati cinque. Lunedì il secondo tempo della partita. Sul tavolo le questioni politicamente più spinose.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi